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Aggressione all’Asl di Melito, intervista ai due medici picchiati: “Avrebbero potuto ucciderci”

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Prima le urla, poi le minacce e infine la tremenda aggressione fisica subìta. Minuti di violenza apparsi «interminabili» che oltre i lividi hanno lacerato l’anima, l’umore e lo spirito di due giovani professionisti desiderosi soltanto di fare il proprio lavoro.

Fatima Alberto, (nomi di fantasia) sono i due medici neanche quarantenni aggrediti nella tarda serata del 17 settembre presso la Guardia Medica dell’Asl di via Roma a Melito. Tramite il loro legale, l’avvocato Maria Napolano del Foro di Napoli, hanno deciso di raccontare a InterNapoli (anche altre testate hanno raccolto le loro testimonianze) cosa hanno vissuto. I due non hanno voluto esporsi, comprensibilmente, per paura di ritorsioni.

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La storia di cui sono stati loro malgrado protagonisti Fatima e Alberto ha fatto scalpore in tutt’Italia, soprattutto grazie al video diffuso che gli stessi medici hanno avuto la lucidità di girare per rendere verificabile il tutto.

I carabinieri della Tenenza di Melito hanno individuato i 5 presunti responsabili dell’aggressione. Uno di questi, un 35enne incensurato, dovrà rispondere di lesioni personali. I soggetti che si vedono nel video avrebbero poi riferito ai Militari dell’Arma di aver perso lucidità perchè sarebbero stati preoccupati per uno stato febbrile di un loro congiunto tal da richiedere quanto prima un’assistenza domiciliare ma che sarebbe però stata rifiutata.  A seguito delle percosse, i due sanitari sono stati curati all’Ospedale di Giugliano e poi dimessi con una prognosi di 10 giorni.

Il racconto

«Ci hanno aggrediti mentre eravamo completamente soli e sforniti di tutela – si lamentano Fatima e Alberto – Eravamo in due e loro erano in sei, hanno organizzato una spedizione punitiva. Sono venuti due volte, la seconda per picchiarci attendendo che la guardia medica si svuotasse». 

La vicenda è incresciosa, rompe ogni argine di civiltà. Fatima e Alberto proseguono nel rievocare quella terribile serata. «Non c’erano motivazioni da giustificare quei comportamenti, c’era solo tanta voglia di farci del male e, in ogni caso, niente può giustificare quella violenza inaudita. L’aggressione è durata diversi minuti, quindici forse, che si dividono nella prima parte con le donne che si sono fatte aprire il cancello traendoci in inganno e la seconda parte con gli uomini di cui uno è quello che si vede nel video che lancia la sedia. Il cancello è stato lasciato aperto per consentire loro di entrare».

I due medici assicurano: «Non ci siamo rifiutati di visitare nessuno, amiamo il nostro lavoro e lo svolgiamo con cura e dedizione, la cura del paziente è al primo posto, non è vero che non abbiamo voluto visitarla. Loro – ribadiscono Fatima e Alberto –  non hanno sentito ragioni e sono tornati per punirci. Non c’è stata nessuna attesa, niente di niente. Sono venuti già con l’intento di picchiarci, erano organizzati in sei, più una macchina che è sopraggiunta dopo per finire il lavoro. L’auto ha però trovato i carabinieri che per una frazione di secondi eravamo riusciti a contattare e che sono arrivati in sei o sette minuti, che ci sono sembrati interminabili».

Il dolore di Fatima

Fatima non riesce a darsi pace, è ancora adesso sotto shock. «Mi hanno prima offeso con parole forti, schernendomi come persona e come medico. Mi hanno urlato contro, minacciata e strattonata. Poi mi hanno messo le mani alla gola. Alla gola, ma ci rendiamo conto? Era un uomo grande e grosso: cosa aveva intenzione di fare? Ringrazio il cielo che sono qui a raccontarlo». 

La dottoressa poi ripensa al pestaggio del suo collega di sventura, Alberto. «Lo hanno picchiato con dei pugni violentissimi alla testa, alla tempia. Gli hanno rotto gli occhiali, ha avuto una sedia scaraventata al costato, pugni sul corpo. Eravamo intrappolati, non c’ erano vie di uscita alternative, sono convinta che ci ha salvati la consapevolezza che stessimo girando quel video, perché altrimenti non si sarebbero fermati».

La vicinanza delle istituzioni

Tanti gli attestati di vicinanza da parte delle autorità. Nel pomeriggio di mercoledì Fatima e Alberto hanno ricevuto tra gli altri la visita del prefetto di Napoli, Michele Di Bari, del direttore generale dell’Asl Napoli 2 Nord Mario Iervolino, del segretario nazionale Fimm e vicepresidente Ordine dei medici Silvestro Scotti, delle forze dell’ordine oltre che dei colleghi. Il prefetto ha annunciato la presenza di una guardia giurata all’interno dell’Asl di Melito e un sistema di  chiamata immediata delle forze dell’ordine in caso di necessità.

«Non sappiamo per quanto tempo queste misure saranno adottate e se basteranno a fungere da deterrente – ammette Fatima – Non siamo tranquilli, abbiamo paura, se non si fa qualcosa di concreto si rischia di rimanere senza medici, gli stessi chiamati eroi qualche anno fa (durante l’emergenza Covid ndr.)». 

Le ripercussioni emotive, oltre che fisiche, restano tutte. «Mi sento terribilmente scossa, quando chiudo gli occhi anche solo un istante provo una sensazione di terrore rivivendo quelle immagini nella mente. Vorrei che anche voi proviate per un attimo ad immaginare tutto ciò con la consapevolezza che avrebbero potuto ucciderci senza problemi, con una tale crudeltà e insensatezza: una furia che aveva solo il desiderio di punirci, chiamati a posta per fare questo. Per schiacciare il sistema, un sistema che non ci ha protetti».

La richiesta di protezione

Fatima non riesce a capacitarsi di come la sua categoria, in territori di frontiera, sia così esposta alle intemperie degli incivili. «Ci sentiamo ancora terribilmente in pericolo e noi così come tutti i medici di questo presidio e di tanti altri che hanno mostrato grande sensibilità verso di noi e tutti coloro che si trovano di notte a dover fare dei turni sforniti di tutela. Non parliamo di un pronto soccorso dove c’è tanta gente, con un drappello della polizia, con persone che vanno e che vengono».

Infine, la dottoressa lancia un appello. «Ai miei colleghi dico: creiamo solidarietà, la stessa che ci ha stretti durante la condivisione del video. Questa solidarietà deve portarci a non lasciare soli i colleghi che si trovano nelle zone così sensibili a fare dei turni notturni. Se sapete di colleghi che fanno i turni di notte non lasciateli soli».

Le considerazioni dell’avvocato Napolano

Maria Napolano, legale di Alberto e Fatima parla apertamente di «situazione incresciosa. I dottori sono ancora fortemente scossi. Oltre a quelle fisiche hanno riportato ferite ben più gravi, ferite che colpiscono la categoria e le istituzioni stesse».

L’avvocato aggiunge: «Gli attacchi continui ai medici ormai sono all’ordine del giorno, la presenza del prefetto ieri ci ha dato il segnale della presenza dello Stato anche in territori così delicati e particolarmente sensibili. Siamo sicuri che la magistratura farà il suo corso e darà risposte concrete all’esigenza di giustizia e al rispetto delle norme poste a tutela del bene della vita e della categoria dei sanitari. E’ fondamentale che non si formi una frattura tra la pena prevista per questi eventi così gravi e la sanzione concretamente irrogata».

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Antonio Sabbatino
Antonio Sabbatinohttp://InterNapoli.it
Iscritto all'Albo dei pubblicisti dall'ottobre 2012, ho sviluppato nel corso degli anni diverse competenze frutto dell’esperienza sul campo in ambito politico, sociale, della cronaca, sia bianca che nera. Sono stato conduttore radiofonico di programmi musicali presso Radioattiva, radio web napoletana e redattore e collaboratore di diverse testate online. Attualmente sono inviato per InterNapoli.it che rappresenta una delle realtà più dinamiche del panorama giornalistico napoletano, campano, la neonata testata Tell che approfondisce i grandi temi politico-sociali a più livelli e Comunicare il Sociale rivista specializzata di Terzo Settore. Vincitore di diversi premi giornalistici locali e nazionali, sono mosso sempre dalla curiosità: il vero sale di questo mestiere.