Di giorno erano tre ragazzi come tanti. Certo, non si può dire che non mostrassero chiare simpatie per i movimenti di estrema destra italiana. Ma, tutto sommato, nessun allarme considerevole. Corsi, lezioni, sessioni d’esame e risate con i coetanei caratterizzavano le loro giornate. Tre studenti universitari, tutti originari della provincia di Frosinone. Negli ultimi tempi, nella loro zona di provenienza si sono registrati diversi casi di aggressioni razziste ai richiedenti asilo. Agguati premeditati, assolutamente estemporanei. In più di un’occasione – almeno sette, secondo le indagini – gruppi di migranti sono stati assaliti con pietre e mazze da baseball. Per la Squadra Mobile di Frosinone, si tratta di aggressioni di stampo fascista, aggravate dal metodo squadrista.
I verbali fanno accapponare la pelle: attacchi con bombe carta, pietre, mazze, catene. Spesso, le vittime erano minori e donne. Il limite è stato superato troppe volte per poterla definire – con molte riserve – una bravata da ragazzi. Così, le forze dell’ordine sono intervenute. Il blitz nelle abitazioni dei tre ha portato alla luce prove schiaccianti. Molte armi erano ancora nelle loro stanze. Sono stati ritrovati anche alcuni volantini del gruppo Blocco Studentesco. E’ inquietante pensare che tre ragazzi qualunque, che di giorno vivono una vita universitaria, la sera si trasformino in criminali animati dall’odio razziale. Senza alcun senso. Le accuse, contro di loro, sono gravissime. I tre rischiano grosso. Considerando i reati commessi con l’aggravante delle derive razziste, la detenzione è l’epilogo minimo accettabile.