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Blitz contro il clan Licciardi, tra gli arrestati c’è la figlia del boss Gennaro

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Stamattina la Polizia di Stato ha eseguito un’ordinanza di applicazione della misura cautelare, emessa dal Tribunale di Napoli-Ufficio GIP, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, nei confronti di 9 soggetti, di cui 4 destinatari della custodia cautelare in carcere e 5 destinatari degli arresti domiciliari, ritenuti gravemente indiziati, a vario titolo, dei reati di usura ed estorsione, per alcuni aggravati dal metodo mafioso.

Come riporta il Mattino i destinatari degli arresti in carcere sono Antonio Donnarumma, Pasquale Casertano, Alfredo Zona e Mario Vittoriosi. Domiciliari sono stati disposti per Massimo Donnarumma, Giovanni Ioime, Emaniele Flaminio, Alfredo Franco e Rosaria Licciardi, figlia di Gennaro e nipote di Maria, per la quale il gip Maria Gabriella Iagulli ha ritenuto di escludere l’aggravante dell’agevolazione camorristica confermando però la modalità mafiosa dei reati contestati.

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Minacce ai commercianti per i prestiti

L’attività investigativa, condotta dagli agenti della Squadra Mobile e dei Commissariati Scampia e Secondigliano, trae origine dalla denuncia presentata lo scorso 3 giugno da 2 commercianti, gestori di una ditta per la vendita di articoli di carta, i quali hanno denunciato di aver richiesto, a partire dal giugno 2023, a causa delle difficoltà economiche relative alla gestione dell’attività, ingenti prestiti ad alcuni degli indagati, che avrebbero dovuto restituire con interessi usurari.

Non riuscendo nel tempo a far fronte a tali debiti, sono stati costretti a richiedere ulteriori prestiti con tassi sempre maggiori ad altri indagati, fino ad arrivare a rivolgersi a soggetti di elevata caratura criminale, appartenenti alla famiglia Licciardi.

Le denunce delle vittime

Non riuscendo a versare le somme periodicamente richieste dai vari indagati, le due vittime si sono determinate a denunciare per porre fine alle condotte minatorie subite mediante continue vessazioni e minacce.

Le immediate attività investigative, mediante le escussioni delle persone informate sui fatti, le individuazioni fotografiche, le analisi delle immagini e degli audio fornite dai denuncianti, nonché le analisi dei tabulati telefonici, hanno consentito di riscontrare le dichiarazioni delle vittime, permettendo di raccogliere elementi probatori a carico degli indagati.

 

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