Massimo Bossetti ha risposto alle domande di Francesca Fagnani nella prima puntata di Belve crime andata in onda su Rai 2. Durante l’intervista ci sono stati momenti di tensione, come quando l’ex muratore, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha criticato il padre di Yara, Fulvio Gambirasio, poichè nei primi giorni dopo la scomparsa era andato al cantiere invece che correre in giro a cercare la figlia. “Sta sbagliando a commentare”, ha detto Fagnani, “non può fare nemmeno quella faccia. Come fa a interpretare quello che è giusto o non giusto per un genitore a cui è sparita una figlia?“. Il botta e risposta si è concluso con la considerazione di Fagnani rivolta a Bossetti: “Sì, siamo differenti”.
Lo scontro sul DNA
Il momento di tensione nasce quando si affronta il tema del DNA rinvenuto sugli indumenti della vittima. Bossetti si infervora e domanda:
“Chi lo dice che era il mio il Dna sugli slip di Yara?”
Poi aggiunge un dettaglio che lo ha sempre lasciato perplesso:
“Quello che mi ha sempre stupito è che, quando è sparita la povera Yara, mi vedo arrivare in cantiere il papà di Yara. Mio cognato mi dice che lui era il papà di Yara”.
L’etichetta del “mostro”
Nonostante la condanna definitiva, Bossetti continua a dichiararsi innocente. Alla domanda sul peso che porta dentro, risponde:
“No, non avendo commesso niente, non ho l’inferno dentro di me. Sto bene con me stesso. Mi sento addosso l’etichetta del mostro, come se fosse un tatuaggio stampato in testa che mi trascinerò per il resto dei miei giorni”.
La conduttrice osserva che, durante il processo, Bossetti è stato spesso descritto come una persona ambigua, apparentemente normale, ma con un lato oscuro. Lui respinge questa lettura:
“Vengo percepito ancora come un enigma, vengo percepito così ma non lo sono”.
Quando Fagnani gli chiede se dicesse bugie anche nella vita quotidiana, Bossetti ammette:
“Quando andavo in cantiere dicevo bugie, dicevo che avevo un tumore al cervello perché non mi pagavano, ma questa mia tendenza ha influito sulla condanna”.