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venerdì, Maggio 10, 2024
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Buco da 35 milioni di tasse: a Napoli nessuno paga le targhe di prova

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Un buco di quasi 35 milioni di euro di tributi non versati. È quanto hanno scoperto i militari della Guardia di Finanza, insieme alla Procura della Corte dei Conti. Si tratta di decine di milioni di euro di tasse automobilistiche per le targhe di prova mai pagate.

A Napoli, infatti, nessuno pagava la tassa automobilistica per le targhe di prova. Si tratta delle targhe provvisorie che vengono rilasciate in alcune occasioni dalla Motorizzazione Civile. Ad esempio alle concessionarie di auto, o a coloro che hanno per necessità di servizio targhe non immatricolate, trasporti eccezionali, aziende, società. Ebbene, anche in questi casi è previsto il pagamento di un tributo alla Regione Campania. Il problema, secondo quanto riporta Fanpage, è che per una serie di equivoci e norme poco chiare sulle modalità dell’accertamento, finora nessuno pagava. Le targhe di prova, in pratica, non venivano riaggiornate o restituite al termine della loro validità. Lasciando un buco di circa 35 milioni di euro di tasse non pagate, soldi per i quali rischia di scattare la prescrizione. In pratica, il 98% dei contribuenti è risultato inadempiente. L’indagine ha fornito un impulso alla Regione per modificare le procedure e avviare l’accertamento. In questo modo, si sta cominciando a recuperare ben 2,5 milioni di euro all’anno.

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Perchè non pagavano la tassa automobilistica

Ma come è stato possibile non pagare la tassa automobilistica per le targhe di prova in tutti questi anni? I militari della Guardia di Finanza hanno passato al setaccio tutto l’iter dell’accertamento del tributo per capire cosa fosse venuto meno nella riscossione. Alla fine, hanno accertato che i dati delle targhe di prova di competenza della Motorizzazione Civile di Napoli, trasmessi telematicamente al database del CED di Roma, non comprendevano quelli riferibili alle targhe restituite, in quanto la Motorizzazione non ha mai istituito un registro per l’annotazione delle targhe prova restituite per la successiva distruzione.

Inoltre, si è scoperto che la modulistica per la richiesta della targa di prova e il documento di autorizzazione per la circolazione di prova non fornivano indicazioni chiare sull’importanza della restituzione della targa al termine della validità. Non solo, l’archivio SGATA consentiva alla Regione Campania di poter visualizzare solo dati singoli, ma non di fare analisi complessive su tutte le targhe rilasciate sul proprio territorio.

Grazie all’indagine della Corte dei Conti e della Guardia di Finanza, la Regione è riuscita a migliorare tutta la procedura e, adesso, andrà a riscuotere oltre 2,5 milioni di euro all’anno per la sola provincia di Napoli. Una modalità che presto si estenderà anche alle altre province campane.

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