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martedì, Maggio 7, 2024
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Callejon, Llorente e Reina attaccano Adl: “E’ un dittatore, trattati male dalla società”

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Le tensioni tra Victor Osimhen e la dirigenza del Napoli non sono un fattore nuovo nella storia del club azzurro. Diversi giocatori, soprattutto nel momento dell’addio alla squadra partenopea, hanno avuto contrasti con il suo massimo dirigente, Aurelio De Laurentiis: tra loro anche José Maria Callejon e Fernando Llorente che al quotidiano spagnolo Relevo hanno raccontato la loro relazione problematica con il presidente del Napoli.

Napoli, Llorente e il no al ritiro imposto da De Laurentiis

Llorente ha militato nel Napoli per due stagioni, dall’estate del 2019 a quella del 2021: voluto da Carlo Ancelotti, finì ai margini nella seconda stagione in azzurro con Rino Gattuso e anche dopo la partenza del tecnico calabrese la dirigenza decise di non rinnovare il suo contratto. A Relevo, Llorente ha ricordato l’episodio dell’ammutinamento della squadra contro De Laurentiis, che portò poi all’esonero di Ancelotti. “De Laurentiis è molto presente nella squadra e scendere spesso negli spogliatoi, viene dal mondo del cinema – ha raccontato Llorente -. Ho vissuto momenti difficili lì perché ci siamo schierati contro di lui quando ha deciso che, a causa dei cattivi risultati, dovevamo andare in ritiro. Ancelotti ci difese ed è probabilmente per questo che è stato esonerato poco dopo. Ci ha multati tutti per essersi opposti a lui”. Llorente spiega che riuscì a non pagare l’ammenda imposta da ADL. “Ho accettato di andarmene con la condizione che mi togliesse quella multa”, le parole dello spagnolo.

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Napoli, Callejon e lo scontro con De Laurentiis per il rinnovo

Amaro anche il capitolo riguardante José Maria Callejon, giocatore che è tutt’ora al 7° posto nella classifica dei calciatori con più presenze nel Napoli (349 in 7 anni). A Relevo Callejon ha ricordato le difficoltà nel rapporto con De Laurentiis per il rinnovo di contratto nella stagione 2019/20. “Mi offrirono il rinnovo a gennaio, poco prima che iniziasse la pandemia – ha ricordato Callejon -. Ho detto no alla prima proposta di De Laurentiis perché sentivo che forse il mio tempo lì era già finito e stavo pensando di tornare in Spagna. Inoltre non mi è piaciuta troppo la proposta perché mi aspettavo di più dal club. Dopo tutto, sono stato lì sette anni, ho giocato 350 partite, cioè una media di 50 a stagione. Non ne ho perso uno per infortunio, e solo uno a causa di una squalifica. Mi aspettavo uno sforzo del club che invece non è arrivato”.

Callejon e i due mesi al Napoli senza contratto

Con lo scoppio della pandemia di coronavirus, la sospensione e poi la ripresa in ritardo della stagione calcistica, Callejon finì per indossare per due mesi la maglia del Napoli a contratto scaduto. “Quella stagione è stata prolungata di due mesi – ha concluso Callejon – e ho giocato gratuitamente a luglio e agosto, il mio contratto è terminato il 30 giugno. Ho chiesto loro una sorta di prolungamento di due mesi e hanno letteralmente risposto che potevo tornare a casa il 30. Non avevo intenzione di lasciare i tifosi e i miei compagni bloccati, perdendo diverse partite di campionato e Champions League, tra cui contro il Barça al Camp Nou. Mi sarebbe piaciuto concludere in modo diverso”.

La testata spagnola Relevo parla di Aurelio De Laurentiis e dello scontro che ebbe con Pepe Reina. Il noto quotidiano iberico racconta del famoso scontro che si ebbe durante una cena di squadra del Napoli. Le parole che furono pronunciate dal presidente partenopeo al cospetto di Reina – secondo i commensali – furono sicuramente incresciose in quanto invase l’ambiente familiare del portiere riferendosi a qualche distrazione fuori dal campo, alla presenza di Pepe e della moglie.

In seguito a questo commento, Yolanda, la moglie di Reina, pubblicò anche un aforisma dello scrittore Georg Christoph Lichtenberg: “Quando il sovrano perde la vergogna, l’obbediente perde il rispetto”.

Non sorprende che, parlando a Relevo, l’attuale portiere del Villarreal ricordi: “Con lui mi è finita molto male, si comporta come un dittatore, non posso dire niente di buono, anzi preferisco non nominarlo”, ha dichiarato l’ex portiere della squadra partenopea

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