Giulio Fabio Rubino, Serafino Rubino e Maria Rosaria Campagna. Sono questi i tre nomi caldi, anzi caldissimi. I primi due, fratelli, sono casertani; la donna è napoletana, moglie del boss catanese Salvatore Cappello (meglio noto come Turi, nda). Assieme sono, secondo gli inquirenti internazionali, i broker principali della cocaina colombiana per conto dei calabresi. Stando ai capi d’accusa – pesantissimi – che gravano sulle loro teste, i fratelli Serafino avrebbero trattato le partite di cocaina direttamente con i cartelli colombiani, in Sud America. Non solo: avrebbero organizzato e gestito le spedizioni della merce in Italia, attraverso il metodo del “rip off” (coca nascosta sulle navi mercantili, nei container). La coca, il più delle volte, arrivava a Gioia Tauro, ritenuto non a caso il principale ingresso via mare della cocaina, in Italia. Non solo la Calabria, però: la coca arrivava anche al porto di Napoli.
Sono casertani e napoletani i broker della coca dei calabresi
A gestire i prelievi della merce nei porti italiani era proprio Maria Rosaria Campagna, moglie del boss mafioso Turi Cappello. I tre erano diventati, in definitiva, l’anello di collegamento tra la Colombia e le mafie italiane. La maggior parte della cocaina presente sul mercato italiano, si può dire, era passata per le loro mani. Sulle loro tracce, attraverso intercettazioni e indagini coordinate con le forze di polizia internazionali, c’erano gli inquirenti italiani. Alla fine, li hanno incastrati, oltre ad aver sequestrato quantitativi enormi di merce. Per i tre broker dovranno presentarsi avanti ai giudici del Tribunale della Libertà di Reggio Calabria. Dei tre, Serafino Rubino risulta ancora latitante in Colombia.