15.8 C
Napoli
sabato, Aprile 20, 2024
PUBBLICITÀ

Denudato e picchiato nella cella zero a Poggioreale, il racconto: “È stato un massacro”

PUBBLICITÀ

E’ stata celebrata ieri l’udienza preliminare del processo per la “cella zero” di Poggioreale. Dodici gli agenti di polizia penitenziaria alla sbarra, accusati di aver sistematicamente sottoposto i detenuti a violenze e torture all’interno del carcere napoletano.

Le accuse sono di sequestro di persona, violenza privata e lesioni per pestaggi avvenuti nella cosidetta ‘Cella Zero’, una cella vuota e senza numero posta al piano terra di ogni padiglione. Le violenze si sarebbero consumate tra il 2013 e il 2014. In realtà già molto tempo prima alcuni detenuti usciti da Poggioreale avevano parlato di violenze, primo fra tutti Pietro Ioia, ex narcotrafficante che in quel carcere ha trascorso 22 anni, al termine dei quali ha deciso di raccontare tutto in un libro intitolato appunto “cella zero”.

PUBBLICITÀ

 

Ieri per la prima volta le vittime sono entrate in aula a testimoniare per testimoniare come i detenuti venivano condotti a piano terra a volte con le più banali scuse, come ad esempio guardare la tv col volume troppo alto o possedere un mazzo di carte napoletane per passare il tempo. Una volta nella cella senza numero venivano fatti spogliare, completamente nudi,  alla presenza di tre o anche cinque agenti contemporaneamente, umiliati e quindi picchiati con calci, pugni. Una scarica di botte che arrivava da tutti i lati. C’era chi preferiva usare il manganello, chi invece si divertiva a colpire con asciugamani bagnati.

Ieri, davanti al Palazzo di Giustizia, gli ex detenuti riuniti nell’associazione Ex DON hanno manifestato. Un centinaio di persone che chiedono di portare avanti questo processo per arrivare finalmente alla verità.

“Siamo qui – ha detto Pietro Ioia – per ricordare ai detenuti che non sono soli e che quello che succede nel carcere, grazie alla forza di molti che si sono uniti e hanno deciso di non abbassare la testa, e’ venuto fuori. Io non sarò in aula a testimoniare, perché per quanto riguarda quello che ho subito io lì dentro il reato è già prescritto, è passato troppo tempo. Ma sono comunque al fianco di chi ha denunciato, perché vi assicuro non è stato facile raccontare quelle violenze. Chi va in carcere è giusto che paghi per quello che ha fatto, ma qui si tratta di calpestare i più elementari diritti dell’uomo, la sua dignità. Per quello che hanno fatto nella cella zero, la cella senza Dio, devono pagare”.

Insieme agli ex detenuti anche i familiari dei tanti carcerati morti a Poggioreale negli ultimi tempi. Tra loro Valentina Pace, la moglie di Claudio Volpe, il 34enne deceduto a seguito di una febbre, a gennaio scorso. Un caso su cui adesso indaga la magistratura così come si indaga su un’altra morte sospetta avvenuta a Poggioreale soltanto pochi giorni prima di Volpe, quella di un detenuto straniero di soli 28 anni, anche lui scomparso a seguito di una febbre alta.

Il racconto

Da brividi il racconto del testimone: «Ad alcuni agenti non stavo “simpatico”. Una sera mi presero, mi portarono nella stanza al piano terra e mi picchiarono fino a rompermi il timpano». In aula l’ex detenuto Raffaele Lauri, ex detenuto per ricettazione, il quale senza esitazione ha puntato il dito contro i suoi presunti aguzzini. Lauri, oggi tornato in libertà dopo aver scontato la sua pena, ha confermato davanti ai giudici l’esistenza della famigerata “Cella Zero”: «In quel periodo – ha spiegato in aula – mi trovavo detenuto nel padiglione Livorno. Una sera mi hanno prelevato dalla mia cella al secondo piano e mi hanno portato al piano terra, nella stanza che tutti conoscevamo come la “Cella Zero”. Senza neanche avere il tempo di capire per quale motivo mi trovassi lì, sono stato subito colpito a schiaffi e pugni». Un vero e proprio pestaggio che, stando sempre a quanto spiegato dal testimone, avrebbe avuto anche delle pesanti ripercussioni fisiche: «Quando sono stato riaccompagnato nella mia cella avevo il timpano rotto e nessun medico, neppure nei giorni successivi, ha mai messo a referto quella lesione». Al termine della lunga deposizione Lauri ha quindi indicato gli imputati riconoscendone alcuni come i propri aggressori. La prossima udienza è stata fissata per il 14 marzo.

PUBBLICITÀ

RESTA AGGIORNATO, VISITA IL NOSTRO SITO INTERNAPOLI.IT O SEGUICI SULLA NOSTRA PAGINA FACEBOOK.

PUBBLICITÀ

Ultime Notizie

“La nostra storia non resti un affare di famiglia”, l’appello della mamma di Mario Paciolla

Da Napoli Anna Motta, la mamma di Mario Paciolla, il cooperante morto in Colombia in condizioni non chiare, lancia...

Nella stessa categoria