Ieri la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Procura Distrettuale, nei confronti di 6 persone gravemente indiziate, a vario titolo, di estorsione tentata e consumata aggravate dal metodo mafioso, fatti avvenuti tra la fine del 2021 fino al luglio scorso.
Il provvedimento restrittivo compendia gli esiti delle indagini svolte dagli agenti della Squadra Mobile di Napoli e del Commissariato di Frattamaggiore che hanno accertato una condotta estorsiva praticata ai danni del titolare di un bar nel comune di Frattamaggiore da appartenenti al clan Orefice di Frattamaggiore. Così in manette sono finiti Salvatore Anastasio, Pasquale Pezzullo, Carlo Vitale, Domenico D’Antò, il ras Michele Orefice e il figlio Luigi
La rata del pizzo della camorra a Ferragosto
In particolare, è emerso che gli odierni indagati, avvalendosi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento ed omertà imposta sul territorio, avrebbero costretto l’imprenditore a pagare il “pizzo” per un importo iniziale di 6000 euro annui, suddiviso in tre rate nelle classiche ricorrenze di Natale, Pasqua e Ferragosto, sceso poi a 1500 euro. Nell’anno in corso, invece, si sarebbe opposto al pagamento del “racket” e sarebbe stato minacciato mediante un’arma da fuoco.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.