Nell’ultima storia su Instagram visibile fino a qualche ora fa indossava gli abiti con cui i vigili del fuoco l’hanno trovato senza vita intorno alle otto, che hanno impiegato non poco per tirare fuori il corpo di Clelia Ditano dal vano ascensore della palazzina popolare Arca di Fasano.
Non pubblicava sul social network addirittura da aprile, eppure qualche ora prima della stories, la 25enne aveva postato una foto sul suo profilo arricchita dalla frase “A quello che verrà”. Una frase da brividi se si pensa a quello che sarebbe successo da lì a breve. purtroppo quello che è arrivato, non era ci che immaginava Clelia, che sognava di prendere la patente, sposarsi e di essere autonoma. I suoi sogni spezzati via per sempre probabilmente poco dopo l’una della notte tra domenica e lunedì, come ipotizzato dal papà Giuseppe tragicamente lucido ricordando sua figlia a pochissime ore dalla scomparsa.
Clelia Ditano poteva salvarsi?
Lo stesso papà ha raccontato che Clelia Ditano si sarebbe potuta salvare, visto che quel maledetto ascensore già in passato si era improvvisamente staccato dalla cabina. In quella circostanza la protagonista fu la madre della giovane, che restò incolume. Giusy, costretta sulla sedia a rotelle per un grave problema di salute, rischiò, infatti, di precipitare nel vuoto a causa dello stesso problema dell’impianto ascensore della palazzina popolare di via Piave, ma si accorse in tempo dell’assenza dell’impianto di sollevamento ed evitò la tragedia.
Nessun guasto segnalato
L’impianto pare fosse stato revisionato di recente, senza che alcuna criticità venisse segnalata. Sarà l’autopsia a chiarire le cause della morte della giovane, i cui ultimi minuti di vita per il momento restano avvolti dal mistero. Secondo una prima ricostruzione Clelia dopo essere tornata da una serata di relax aveva preso l’ascensore per fare ciò che faceva abitualmente: liberarsi di borsa ed altri effetti personali e tornare giù per intrattenersi nell’androne del palazzo con le amiche. Ed anche domenica sarebbe andata così, visto che il papà Giuseppe aveva notato la borsa di Clelia Ditano in casa, segno che indicava il rientro della figlia.
Purtroppo però la 25enne aveva scelto di tornare giù, pur non avendo un preciso appuntamento. Non si spiegherebbe, infatti, perchè nessuno abbia lanciato l’allarme, fino a quando il padre preoccupato di non veder a letto la figlia, l’ha chiamata più volte al cellulare ed ha udito la suoneria provenire dal vano ascensore.
L’ascensore ed il telefonino di Clelia Ditano
Due gli oggetti chiave dell’inchiesta aperta dalla procura pugliese: l’ascensore ed il telefonino. L’ascensore è sotto sequestro e bisognerà verificare come mai si sia aperta con la cabina non al piano e perché non abbia funzionato il blocco di sicurezza. Sullo smartphone di Clelia potrebbero essere trovati elementi utili a ricostruire gli ultimi istanti di vita e dare un volto alle persone che hanno trascorso con lei l’ultima maledetta serata.