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sabato, Giugno 22, 2024
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Colpo alla ‘ndrangheta, 49 arresti: in manette anche un prete e un finanziere

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Gioia Tauro è stata svegliata dai lampeggianti carabinieri; stamattina i militari hanno portato a termine il blitz che ha visto coinvolti boss e luogotenenti delle cosche Piromalli e Molé, con un totale di 49 arresti.

L’operazione ‘Hybris’ e il maxi blitz 

Sei il primo che ti sto dicendo questa cosa che non la vorrei nemmeno dire… Pino e compagnia bella li hanno messi all’epoca nella commissione per le stragi di Stato insieme … insieme ‘Testuni’“. Così Francesco Adornato, detto ‘Ciccio u biondu’, parla nell’intercettazione del 17 gennaio 2021, registrazione agli atti dell’inchiesta ‘Hybris‘ che stamattina ha portato all’arresto di 49 persone.

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Piromalli – Monè 

Pino‘ è Piromalli, detto ‘Facciazza‘, mammasantissima della famiglia di ‘ndrangheta di Gioia Tauro, libero dal maggio 2021 dopo 22 anni di reclusione. ‘Testuni‘ è invece Nino Pesce, boss di Rosarno condannato in Cassazione nel processo ‘All inside’. Pare che le cosche Piromalli e Molè si siano riavvicinate dopo 15 anni dall’omicidio di Rocco Molè, alla vigilia della scarcerazione di ‘Pino’. La pace fu suggellata all’interno di un cimitero, qui i due clan hanno posto le basi per la ripartizione delle estorsioni.

Il pm Paola D’Ambrosio parla di numerosi reati: associazione a delinquere di stampo mafioso, concorso esterno con la ‘ndrangheta, due tentati omicidi, numerose estorsioni, porto e detenzione di armi comuni e da guerra, danneggiamento seguito da incendio, turbata libertà degli incanti e importazione internazionale di droga.

49 arresti 

Il blitz di questa mattina pare essere stato particolarmente dannoso per le due cosche; a finire in manette sono stati infatti i maggiori esponenti delle due famiglie. ‘La famiglia’ (i Piromalli), ha visto l’arresto di Girolamo Piromalli detto ‘Mommino’ (ritenuto la figura apicale del clan), Salvatore Copelli, Aurelio Messineo, Francesco Cordì, Rocco Delfino detto “U Rizzu”, Arcangelo Piromalli, Cosimo Romagnosi e Antonio Zito detto “u Palisi”. I Molé hanno invece visto l’ordinanza di custodia cautelare per Antonio Molé detto “u Jancu”, considerato il reggente della consorteria, e per Ernesto Madaffari alias “u Capretta” disposte dal gip Stefania Rachele.

Finanzieri e preti nella lista del maxi blitz 

Arresti domiciliari anche per Maria Martino e Grazia Piromalli, rispettivamente moglie e figlia di ‘Facciazza’ (Pino Piromalli), con l’accusa di estorsione. La prima, la moglie, pare si sia fatta consegnare pezzi d’arredo e legna in vista della scarcerazione del marito. La figlia invece sarebbe coinvolta in un’altra estorsione in cui la vittima non identificata sarebbe stata costretta a consegnarle una mazzetta di 25mila euro. Agli arresti domiciliari è finito anche Salvatore Tosto, che, assieme alla moglie è accusato di aver rivelato ad uomo del clan l’esistenza di un’indagine a suo carico. Il maxi blitz ha portato agli arresti domiciliari anche un prete: don Giovanni Madafferi, parroco della chiesa “Santa Maria Assunta” di Castellace.

Kalashnikov e cocaina 

L’ordinanza d’arresto sottolinea “la sistematica attività estorsiva ai danni degli imprenditori“. “Il quadro che restituisce l’indagine è quello di una consorteria di ‘ndrangheta perfettamente oliata e funzionante, impegnata nello svolgimento di attività tradizionalmente mafiose, quali in primis le estorsioni” specificano le carte. Le indagini hanno permesso di ottenere un quadro chiaro sull’attività estorsiva dei due clan ma non solo. Da quanto emerso da indagini e blitz le due cosche erano in possesso di armi da guerra.

L’altro giorno ne ho aperto uno… un bidone… l’ultimo che ho aperto l’altro giorno… c’erano cinque kalashnikov… con il doppio caricatore” dice  l’indagato Vittorio Minniti in un’intercettazione. Non solo armi ma anche un circolo di droga proveniente dal Sud America, 298 chili sono stati intercettati al porto di Santos, in Brasile, mentre altri 216 chili sono stati bloccati al porto di Gioia Tauro.

L’operazione ha portato agli arresti domiciliari anche un finanziere e un parroco. Si tratta di Salvatore Tosto che, assieme alla moglie (tra gli indagati), è accusato di aver rivelato a un uomo del clan, Cosimo Romagnosi, tra gli arrestati, l’esistenza di un’indagine a suo carico. Il prete finito ai domiciliari su disposizione del gip è, invece, don Giovanni Madafferi, parroco della chiesa “Santa Maria Assunta” di Castellace. Per la Dda di Reggio Calabria, infatti, avrebbe «attestato falsamente, in certificati destinati a essere prodotti all’autorità giudiziaria, qualità personali, rapporti di lavori in essere o da instaurare relativi ad un soggetto imputato che avrebbe in tal modo dovuto beneficiare dell’affidamento in prova».

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