Gianluca Vialli è morto all’età di 58 anni, dopo cinque anni dalla diagnosi di un tumore al pancreas. Calciatore, allenatore, commentatore sportivo e dirigente sportivo, Vialli è stato una delle icone del calcio degli anni Ottanta e Novanta in Italia. Con la Sampdoria ha fatto la storia, in coppia con Roberto Mancini – i due furono soprannominati i «gemelli del gol» – che tanti anni più tardi ha ritrovato in Nazionale: il Mancio come ct e lui come capo delegazione. Un ruolo che aveva lasciato il 14 dicembre, annunciando di aver bisogno di dover utilizzare tutte le energie psico-fisiche per affrontare la malattia.
Da ricordare le sfide col Napoli di Maradona. La Samp di Mancini e Vialli strappò lo scudetto a Napoli
Tra i momenti chiave di quella stagione, le due gare con il Napoli campione in carica. Due vittorie: andata e ritorno. La prima al San Paolo (si chiamava ancora così l’impianto di Fuorigrotta), la seconda al Ferraris. «Ma la vittoria di Napoli è quella che ci diede la consapevolezza di potercela fare a vincere il titolo», racconta Mancini. «C’è aria di fortuna, intorno al Vesuvio. Careca ha finalmente recuperato da un infortunio, e scalpita per scendere in campo con Maradona, che la domenica prima non ha giocato, non si sa bene perché. O forse lo si sa, ma si preferisce lasciare che il Pibe de Oro si pulisca un po’ le idee, e magari le urine». La partita finirà 1-4 per la Samp nonostante il vantaggio del Napoli con Careca nel primo tempo. «Alle sei è il momento delle estrazioni del Lotto e sulla ruota di Napoli esce il 9. E il 10. A Napoli non ci sono dubbi. Careca e Maradona. A leggere la Smorfia, l’al- manacco magico che traduce in numeri i fatti della vita, il 9 è ’a figliata, i figli, che è quello che sono i giocatori per la città, e il 10 è ’e fasule, i fagioli, portati a Napoli dall’Ame- rica, come Maradona. E anche i soldi…Due gol Luca, due Mancio. Il 9 e il 10, come aveva detto la Smorfia. Ma il 9 e il 10 della Sampdoria».
Ma anche la gara di ritorno non è banale, anzi. «E quindi Diego. Lui di certo non se lo immagina che quella del pomeriggio di domenica 24 marzo sarà la sua ultima partita in Italia. E nemmeno gloriosa. Sarà ammonito e salterà per limite di ammonizioni la successiva, e il 2 aprile fuggirà in fretta e furia dal Paese, non appena gli arriva la segnalazione di una squalifica di due anni per doping, in seguito a un controllo risultato positivo dopo la partita Napoli-Bari del 17 marzo. Intanto, però, oggi è lì». Anche la gara di ritorno finirà 4-1 per la Samp, ma Diego è protagonista. «Al 75’ Mannini si stufa delle finte di tutti quei piccoletti veloci con la maglia rossa là davanti e stende il primo che gli capita a tiro. È Zola. Maradona va a battere il rigore. Ma mentre appoggia la palla sul dischetto, il pubblico di Marassi esulta, come se non aspettasse altro. Diego si guarda intorno, stranito: tutti saltano, felici. È perché la radio ha appena annunciato che ha segnato Van Basten: l’Inter sta perdendo il derby. E se la Samp vince, sale a +3. Maradona batte, segna il rigore, in un clima di festa che ha del surreale. È il suo ultimo gol nel campionato italiano. Ma non l’ultimo della partita: Lombardo fissa il risultato sul 4-1, lo stesso dell’andata. Il testimone è passato. Da Diego al Mancio. E dagli azzurri ai blucerchiati».
La carriera di Vialli
Coraggio. Se c’è una parola che può essere associata a Gianluca Vialli è coraggio: nel lanciarsi su un pallone contro i più forti difensori della Serie A, nell’andarsene all’estero quando non lo faceva nessuno, nel rinunciare alla nazionale o nel combattere il cancro. Il coraggio dettato da una personalità forte, un carattere puntiglioso, perfezionista e sicuramente difficile e da una intelligenza evidente. Una storia che inizia da Cremona, in una famiglia agiata: ultimo di cinque figli e il pallone sempre sotto il braccio. Riccioluto, spericolato ma furbo: all’oratorio corre e segna tanto e lo nota il Pizzighettone che lo prende nei Giovanissimi, ma è fuori quota per qualche giorno, si scoprirà poi, e allora ne approfitta la Cremonese. Mezzo milione e passa in grigiorosso. A 16 anni arriva l’esordio tra i professionisti: in Serie C, con Vincenzi a lanciarlo. Poi l’approdo in B e i primi gol, con Mondonico in panchina: 5 alla prima stagione, 8 alla seconda e 10 alla terza.
Su di lui mette gli occhi la Samp di Mantovani, che ha l’obiettivo di concorrere per i vertici del calcio italiano: in blucerchiato trova Mancini, un altro con un carattere fortissimo, ma è uno dei rari casi in cui quel mix esplosivo non deflagra, per quanto instabile. Nasce una favola bellissima, al netto di qualche difficoltà, come quando nei primi due anni, non essendo il tipo di centravanti che i tempi prevedevano, Vialli viene schierato anche come ala. La realtà però dice altro: Vicini lo schiera centravanti agli Europei Under 21 del 1986, con Gianluca che lo ripaga diventando capocannoniere del torneo (l’Italia però arriva seconda). Boskov prende appunti: Vialli diventa centravanti, Mancini accanto a lui, per la prima volta dai tempi di Pulici e Graziani viene rispolverato il soprannome di “Gemelli del Gol”.
22 gol in due nella prima stagione a guida Boskov, con la Samp che arriva sesta, 19 gol nella seconda stagione con i blucerchiati quarti ma vincitori della Coppa Italia, addirittura 43 gol nella terza stagione, di cui 32 solo Vialli, che valgono la vittoria della Coppa Italia e la finale di Coppa delle Coppe, persa col Barcellona. Per quel ragazzo che fa gol in ogni modo arriva un’offerta irrinunciabile del Milan di Berlusconi, di quelle che a fine anni ’80 non faceva nessun altro: Vialli rinuncia. Il Milan è il Milan, lui vuole continuare ad essere “Vaialli” come lo chiama Vuja. Divertono e si divertono i ragazzi della Samp: grazie alle capacità di Boskov di cementificare un gruppo che, come racconterà lo stesso Vialli, “andava a dormire con la maglia della Samp”. Certo non mancano gli screzi tra due caratterini tutt’altro che facili: per lo più per questioni di passaggi mancati, roba che si risolve in campo con un assist dell’uno o dell’altro. Un quadro splendido che vale la storica vittoria dello scudetto nel 1991 e nella cavalcata in Coppa dei Campioni nell’anno successivo: in finale contro il Barcellona a Wembley Vialli esce ai supplementari, 12 minuti dopo la bomba di Koeman che vale la vittoria dei blaugrana, ancora