C’è chi parla di ambiente. E poi c’è chi, per difenderlo, ci mette la faccia, la vita, il cuore.
Alessandro Cannavacciuolo, 38 anni, criminologo esperto in crimini ambientali e attivista instancabile, è uno di loro. Figlio di un pastore di ovini della Terra dei Fuochi, è cresciuto respirando dolore e dignità in una terra martoriata ma mai arresa. È il volto pulito e coraggioso di chi ha deciso di non voltarsi dall’altra parte, di trasformare la rabbia in azione, la speranza in giustizia.
Nel gennaio 2025, grazie anche al suo impegno e alla collaborazione con associazioni e comitati locali, è arrivata una sentenza storica della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo: lo Stato italiano è stato condannato per non aver tutelato la salute dei cittadini della Terra dei Fuochi.
Un risultato epocale, una battaglia vinta per un’intera comunità. Ma per Alessandro non è un punto d’arrivo: è solo un nuovo inizio.
La sua è la storia di un giovane che, appena diciottenne – e ancor prima, da adolescente – ha deciso di dire basta. Ha denunciato, con nome e cognome, i responsabili dei crimini ambientali che avvelenavano la sua terra.
Lo ha fatto mentre tanti tacevano, mentre troppi avevano paura. Lo ha fatto sapendo di rischiare la vita, nel cuore del territorio simbolo dell’ecomafia.
Perché in Terra dei Fuochi, l’omertà è spesso più tossica dei rifiuti stessi.
Tra le sue battaglie più dure c’è quella per la condanna dei fratelli Pellini, imprenditori dello smaltimento illegale di rifiuti tossici, oggi condannati in via definitiva dopo tredici lunghissimi anni di processo.
Una battaglia di verità e giustizia che ha portato anche al sequestro di 222 milioni di euro di beni agli ecomafiosi.
Un risultato ottenuto con coraggio, perseveranza e, come ama dire lui stesso, “tigna”: quella forza ostinata che nasce solo da chi ha sofferto e continua a credere.
Ma il suo coraggio non si ferma nei tribunali. Alessandro è uno dei pochi che ci mette la faccia, sempre.
Lo abbiamo visto – anche grazie a inchieste televisive come Report di Rai 3 – rifiutare con fermezza la proposta dell’ecomafia di comprare il suo silenzio con due milioni di euro.
Perché il silenzio di chi serve la verità non è in vendita.
Ogni giorno, insieme a un gruppo di cittadini e attivisti, Alessandro vigila sul territorio: monitora gli impianti industriali, segnala abusi, documenta sversamenti e violazioni ambientali.
Le sue denunce hanno portato al sequestro e alla chiusura di impianti fuorilegge, e in alcuni casi alla bonifica di terreni contaminati.
Il suo lavoro, silenzioso e costante, è la prova che l’amore per la propria terra non si misura con le parole, ma con il coraggio delle scelte.
Dietro la sua determinazione, però, c’è una ferita profonda.
Da bambino, Alessandro ha visto suo padre, un onesto pastore, perdere tutto: il gregge, la dignità, la speranza. Le pecore morirono avvelenate dalla diossina depositata sui pascoli. Poi arrivò il dramma più grande: la malattia. Il cancro, che in Terra dei Fuochi ha colpito troppe famiglie, la sua compresa.
Da quella tragedia nacque un voto, una promessa: non restare mai in silenzio davanti all’ingiustizia.
Oggi Alessandro Cannavacciuolo è molto più di un attivista: è un simbolo, un guerriero dei nostri tempi.
La sua candidatura alle elezioni regionali da indipendente con Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) rappresenta una scelta chiara e di rottura: portare nelle istituzioni la voce di chi ha lottato per anni nelle strade, nei tribunali, nei campi avvelenati.
È la voce di chi crede che un futuro diverso per la Terra dei Fuochi sia possibile.
È la voce di chi non si arrende.
Sostenerlo significa scegliere la giustizia, la verità e il diritto alla vita.
Perché, come dice spesso Alessandro
“La mia terra non chiede compassione. Chiede giustizia.
E io continuerò a combattere finché non l’avrà.”


