Allestita un’area di sosta per i Campi flegrei, all’ex Base Nato. Una struttura telonata, di circa 140 metri quadri, con sedi e tavoli e che contiene anche 10 bagni chimici.
Quella allestita dalla Protezione civile regionale è il primo punto d’accoglienza. Si tratta di un’area di attesa, di sosta temporanea, destinata ai cittadini che nel caso di sisma volessero trascorrere qualche ora fuori dalle proprie abitazioni.
Il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha tenuto un incontro a Napoli con i sindaci della zona interessati al bradisismo. C’erano il prefetto Michele di Bari, i sindaci di Napoli Gaetano Manfredi, di Pozzuoli Luigi Manzoni e di Bacoli Josi Della Ragione. L’incontro si è tenuto all’interno dell’istituto comprensivo Madonna Assunta, a Pozzuoli. Al termine della discussione Piatendosi ha affermato che è stato:“”Un modo per manifestare la vicinanza del governo e quella mia personale per questa terra e per rassicurare i cittadini che la situazione è costantemente monitorata dalle istituzioni”.
Situazione di allerta anche per i bambini
La situazione di allarme colpisce molto anche i bambini: “Sono oltre 70.000 i bambini tra 0 e 14 anni che in questi giorni stanno vivendo nella paura a causa del costante sciame sismico dei Campi Flegrei, in particolare nei comuni di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida, Quarto, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, nonché in alcuni quartieri di Napoli, tra cui Soccavo, Pianura, Bagnoli e Fuorigrotta. ” Lo sottolinea l’associazione Save The Children che collabora da anni con la protezione civile.
Antonio Caiazzo, responsabile territoriale del programma di Innovazione sociale di Save the Children, che vive nell’area dei Campi Flegrei esprime: “La situazione è un po’ complicata, molte case hanno subito delle lesioni e i bambini stanno vivendo una fase di sospensione. In molti casi hanno dovuto lasciare le loro abitazioni, i loro giochi, il loro ambiente, in attesa delle dovute verifiche strutturali, e non sanno se e quado potranno tornarci. Tutti noi che viviamo nell’area siamo spesso concentrati a gestire le situazioni potenzialmente di pericolo e spesso gli adulti di riferimento non riescono a dedicate del tempo per spiegare ai più piccoli cosa sta accadendo, tutto ciò genera in loro un profondo senso di insicurezza”. L’aiuto secondo Caiazzo deve arrivare dalle comunità educanti, a prescindere dalla riapertura delle scuole.