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giovedì, Aprile 25, 2024
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Emorragia in carcere per il boss Petrone, la Procura apre un’inchiesta

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Un’inchiesta per vederci chiaro e capire se vi siano state delle responsabilità. Queste le motivazioni che hanno spinto i familiari del boss del rione Traiano Francesco Petrone ‘o nano a presentare denuncia. Petrone da settimane è ricoverato in una clinica specialistica a causa di un’emorragia cerebrale che l’ha colpito quando era rinchiuso nel carcere di Poggioreale. Il boss era finito prima al Cto e poi al Cardarelli. Come riportato da Il Roma il legale di Petrone, l’avvocato Leopoldo Perone, ha depositato in carcere una denuncia affinchè venga valutata la correttezza dell’operato dei sanitari all’interno del carcere. La denuncia si concentrerà su due punti: la mancanza di documentazione clinica prodotta dai medici del ‘Giuseppe Salvia’ e il ritardo nei tempi di intervento. L’avvocato Perone chiede che vengano ascoltati i compagni di cella di Petrone spiegando di non avere interesse a puntare il dito contro i sanitari di Poggioreale ma di voler vedere ripristinata la verità.

L’appello della moglie di Petrone

Già la moglie di Petrone, in un successivo articolo, aveva descritto il calvario subito dal marito. Problemi iniziati con una perdita di sangue dall’orecchio destro, un malore che, secondo la famiglia, sarebbe stato ignorato dai medici di Poggioreale. «Date le condizioni di salute di mio marito, condizioni pregresse, mi avevano assicurato che sarebbe stato collocato nel padiglione San Paolo dove avrebbe potuto ricevere cure adeguate e invece, inspiegabilmente, mio marito è finito nel padiglione Avellino dove fin da subito ha accusato malori dovuti alle sue condizioni. A riprova di ciò vi è il fatto che tre volte al giorno viene prelevato e portato in infermeria per il controllo della pressione. Sia chiaro io non invoco alcuno sconto di pena o misura come i domiciliari ma chiedevo soltanto che mio marito fosse assistito nel giusto modo. Da circa due anni chiediamo, perizie mediche alla mano, che sia destinato in una struttura penitenziaria in grado di assisterlo. E invece venerdì scorso abbiamo avuto l’amara sorpresa, dovevo sentire mio marito con una videochiamata vista l’emergenza, videochiamata che non è mai arrivata. Se non mi fossi recata personalmente a Poggioreale nessuno mi avrebbe detto nulla e cioè che mio marito era stato ricoverato al Cto. Nei giorni precedenti aveva mani e piedi gonfi che si sommavano alle patologie di cui già soffriva».

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