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Fabbrica di dolci sequestrata nel Napoletano, blitz dei carabinieri

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Fabbrica di dolci sequestrata nel Napoletano, blitz dei carabinieri. Stamattina i Carabinieri del Comando Gruppo per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica di Napoli, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torre Annunziata, su conforme richiesta della Procura della Repubblica, hanno proceduto al sequestro di un’industria dolciaria, la “IDAV S.p.A.” di Striano, in ordine ai reati ambientali previsti dagli artt. 452 bis (inquinamento ambientale) e 452 septies (impedimento del controllo) del codice penale, nonché dagli artt. 137 (scarico abusivo di reflui industriali), 256 (gestione illecita di rifiuti) e 279 (emissioni in atmosfera non autorizzate) del D.lgs. n. 152/2006 (Testo Unico in materia di tutela dell’ Ambiente) e ai reati edilizi e paesaggistici previsti dagli artt. 44 DPR 380/2001 e 181 D.Lgs. 42/2004.

Le indagini sulla Idav di Striano

Le indagini, espletate dai Carabinieri del NOE di Napoli con l’ausilio del personale tecnico dell’A.R.P.A. Campania, e coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata, hanno permesso di accertare che l’attività di produzione, confezionamento e vendita di frutta candita, confetture, marmellate e confetti con marchio “bio” dell’azienda “IDAV S.p.A.” di Striano, ubicata su una superficie di circa 81.000 mq., veniva esercitata in violazione della normativa ambientale, con riferimento allo scarico dei reflui nei corsi d’acqua, alla gestione dei rifiuti e alle emissioni in atmosfera, sulla scorta di un’Autorizzazione Unica Ambientale, invalida ed inefficace per la non conformità urbanistica dello stato dei luoghi, per la presenza di numerose difformità edilizie, nonché inidonea, essendo l’esercizio dell’attività assoggettato al rilascio de11’Autorizzazione Integrata Ambientale e alla Valutazione di Incidenza Ambientale.

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Le sostanze inquinanti

In particolare, i reflui industriali, costituiti dalle acque del processo di lavorazione e dalle acque di lavaggio dei piazzali dello stabilimento, portatrici di sostanze inquinanti come olii, grassi, idrocarburi e polveri, venivano sversati, attraverso l’utilizzo di appositi by — pass ricavati sotto la pavimentazione dei piazzali esterni dell’azienda, in parte nel1’attiguo canale Rio Foce, affluente del fiume Sarno, e in parte sul suolo e nel sottosuolo, attraverso una tubazione recapitante i reflui, per mezzo di trincee appositamente realizzate, sui terreni, attigui all’impianto produttivo.

Grave inquinamento ambientale

Le condotte illecite, reiterate nel tempo, hanno provocato un grave inquinamento ambientale per il “diffuso stato di contaminazione per le matrici ambientali del suolo, delle acque superficiali e delle acque sotterranee” presenti presso lo stabilimento della società, a causa della immissione, nelle acque di scarico, di solidi sospesi, solidi disciolti, idrocarburi, alluminio, solfuri, cloruri, manganese, azoto ammoniacale, in valori di concentrazione superiori ai limiti di legge e corrispondenti ad un livello di “non accettabilità” e al pericolo di “alta mortalità per gli organismi viventi”.

Presenza di metalli pesanti nelle acque di scarico

Inoltre, nei diversi campioni delle acque di scarico dell’azienda è stata rinvenuta la presenza di metalli pesanti come il Rame, lo Zinco e il Piombo, rientranti tra i metalli presenti nell’elenco di cui alla Tabella 5 de11’A11egato 5 alla Parte III del D.lgs. n. 152/2006 quali “sostanze per le quali non possono essere adottati limiti meno restrittivi di quelli indicati in Tabella 3, per lo scarico in acque superficiali e per lo scarico in rete fognaria, o in Tabella 4 per lo scarico sul suolo”, per le loro caratteristiche di tossicità, persistenza e bio-accumulabilità.

Rifiuti pericolosi abbandonati

Nel corso dei controlli effettuati nel settembre del corrente anno veniva appurato anche che i reflui derivanti dal dilavamento dei materiali e dei prodotti, oggetto di un incendio che aveva interessato una parte dello stabilimento industriale, verificatosi nel mese di luglio 2024, venivano convogliati, senza alcuna depurazione, negli scarichi abusivi.
Si è accertato, inoltre, che l’azienda abbandonava e comunque depositava in modo incontrollato rifiuti speciali non pericolosi, tra cui scarti di lavorazione, e smaltiva illecitamente i rifiuti speciali consistenti in fanghi provenienti dall’impianto di depurazione.

L’impianto aziendale

Il legale rappresentante della società risponde, altresì, del reato di impedimento del controllo, per avere intralciato ed eluso l’attività di controllo ambientale, mediante la predisposizione di ostacoli e il mutamento artificioso dello stato dei luoghi.
E’ stata accertata, infine, la realizzazione, all’interno dell’impianto aziendale, di una struttura in acciaio tompagnata con pannelli coibentati, in zona sottoposta a vincolo paesaggistico ed ambientale, in assenza del permesso di costruire e di autorizzazione paesaggistica.

Chiusura dello stabilimento

In esecuzione del provvedimento cautelare reale si è proceduto alla chiusura dello stabilimento industriale e al fermo totale degli impianti e dei processi produttivi, resisi necessari al fine di far cessare la protrazione delle condotte illecite di inquinamento e di impedire l’aggravamento delle conseguenze dei reati per cui si procede, anche in considerazione del fatto che la stessa società, in precedenza, era già stata oggetto di analogo provvedimento di sequestro per la violazione della normativa a tutela dell’ambiente.

 

 

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