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giovedì, Maggio 2, 2024
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Fabio Ridolfi, la sedazione profonda poi la morte: effettuato il suicidio assistito

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Fabio Ridolfi, costretto a letto da 18 anni per una tetraparesi, ieri ha posto fine alla sua vita tramite il suicidio assistito, ma lo Stato non si è dimostrato “pronto” a salvaguardarlo. Erano 18 anni che il 46enne di Fermignano era immobilizzato su un letto, l’uomo aveva infatti già preso la decisione di porre fine alla sua sofferenza.

La “storia” di Fabio Ridolfi

Con l’aiuto dell’Associazione Luca Coscioni, attiva in prima linea per salvaguardare la volontà dei malati, Fabio ha affrontato il canonico percorso burocratico. Il suicidio assistito è indubbiamente un tema delicato ma fondamentale da affrontare in uno stato moderno di questo secolo. In Italia è infatti possibile procedere con la morte farmacologica assistita a seguito di vari accertamenti. Per i pazienti che vertono nelle stesse condizioni di Fabio Ridolfi è infatti possibile procedere con il suicidio assistito.

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Ieri la famiglia di Fabio Ridolfi ha fatto sapere della morte del 46enne che aveva scelto la revoca del consenso alla nutrizione e all’idratazione artificiale. Nel pomeriggio di ieri infatti Fabio ha iniziato la sedazione profonda e dopo un paio di ore è deceduto. La famiglia ha annunciato i funerali per oggi, chiedendo massima riservatezza e rispetto della privacy ai media. Per procedere con il suicidio assistito in Italia, come detto sopra, bisogna “possedere” una serie di tristi requisiti. Le verifiche sullo stato della malattia, e non solo, sono infatti il modo per “ottenere” il permesso per accedere alla morte assistita. L’Associazione Coscioni aiuta i malati, ormai stremati da una vita che non possono godere a pieno, a procedere con la loro volontà.

Il rispetto alla volontà del malato

Il suicidio assistito e tutti i dubbi etici che trasporta si racchiudono infatti nella definizione di “vivere”. Fabio Ridolfi era immobilizzato a letto da 18 anni, la sua vita era quella e lo sarebbe stata per sempre, motivo per cui Fabio ha deciso di terminarla. Una scelta difficile triste e decisamente delicata, ma i diritti del malato vanno tutelati e rispettati senza arrogarsi la prepotenza di sapere cosa “è meglio per lui”. Fabio avrebbe voluto vivere, il punto è proprio questo. 

L’Italia ha permesso a Fabio, date le sue condizioni, di poter procedere con il suicidio assistito, ma non si è dimostrato così “efficiente”. Infatti quella della sedazione profonda è una scelta di “ripiego”. Il 19 maggio scorso Fabio Ridolfi aveva infatti ottenuto il permesso per il suicidio assistito ma non erano state chiarite ne le modalità ne il farmaco. Ieri quando ha terminato la sua vita con la sedazione non aveva ancora ottenuto una risposta. Fabio infatti non voleva ricorrere alla sedazione profonda in quanto metodo molto più “lungo” per abbandonare il proprio corpo. Solo dopo svariate ore dalla sedazione infatti Fabio è deceduto. Per se stesso, ma anche e soprattutto, per la sua famiglia Fabio voleva evitare il dolore emotivo dell’attesa. Ciò però non è stato possibile, i lunghissimi tempi della burocrazia hanno portato Fabio a ricorrere al “Piano B”.

Un’attesa troppo lunga per Fabio

La morte di Fabio ci ha evidenziato quali “falle” sono ancora presenti nel sistema d’assistenza al malato. Scegliere di porre fine alla propria vita perchè consapevoli di non poter godere dei suoi aspetti, non è una scelta facile. Immaginiamo poi dover attraversare una lunga attesa burocratica per dover poi ripiegare sulla seconda scelta. A parlare del caso è anche l’Associazione che lo ha sostenuto in questi anni. “Oggi vogliamo innanzitutto unirci al dolore della famiglia di Fabio” scrive l’Associazione. “Da domani continueremo a batterci affinché non si ripetano simili ostruzionismi e violazione della volontà dei malati” spiega. “Continueremo in ogni caso a fornire aiuto diretto alle persone che si rivolgeranno a noi per far valere il loro diritto di decidere sulla propria vita“. “Fabio Ridolfi è morto senza soffrire, dopo ore di sedazione e non immediatamente come avrebbe voluto” precisano. “Ma una serie di incredibili ritardi e di boicottaggi da parte del Servizio sanitario l’hanno portato a scegliere la sedazione profonda e la sospensione dei trattamenti di sostegno vitale in corso” concludono.

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