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giovedì, Aprile 25, 2024
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Febbre del Nilo in Italia, c’è la prima vittima del 2022: torna la paura

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La prima vittima del 2022 della ‘Febbre del Nilo‘ è un 83enne veneto. La puntura dell’insetto ha causato una forte encefalite all’anziano che ha poi perso la vita: l’uomo era, infatti, risultato positivo al virus che venne isolato per la prima volta in Uganda nel 1937. Poi si è diffuso in Africa, Asia occidentale, Europa, Australia e America negli ultimi anni si sta diffondendo in Italia soprattutto al Nord. L’Istituto Superiore di Sanità ha spiegato che i soggetti a rischio sono soprattutto anziani e fragili, inoltre, spesso gli infettati sono asintomatici.

Vittima della ‘Febbre del Nilo’

Il “West Nile Virus“, isolato nella prima metà del Novecento, fa parte della famiglia dei Flaviviridae. Il virus prende infatti il nome dall’omonimo distretto, dove venne a punto isolato. L’Iss ha cercato di tranquillizzare i cittadini spiegando che la maggior parte dei contagiati non mostra sintomi, invece, tra il 20% dei sintomatici mostrano: febbre, mal di testa, nausea, vomito, sfoghi cutanei.

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Sintomi e periodo d’incubazione 

I sintomi più gravi della “Febbre del Nilo” si presentano, mediamente, nell’1% dei contagiati, i più colpiti sono anziani e soggetti deboli. Febbre alta, forti mal di testa, debolezza muscolare, disorientamento, tremori, disturbi alla vista, torpore, convulsioni, fino alla paralisi e al coma questi i sintomi più gravi della Febbre del Nilo.

Il virus non si trasmette da persona a persona tramite il contatto, mentre la puntura può infettare anche altri mammiferi. I più colpiti del mondo animale sono gli equini, ma anche cani, gatti e conigli possono esserne vittime. Il periodo d’incubazione del West Nile virus dal momento della puntura dura dai 2 ai 14 giorni. Nei soggetti con deficit a carico del sistema immunitario l’incubazione può raggiungere i 21 giorni.

Test, vaccino e prevenzione della “Febbre del Nilo”

La diagnosi della positività è effettuata attraverso test in laboratorio: ‘Elisa’ o ‘Immunofluorescenza’ effettuati su siero. Sotto richiesta il test può essere effettuato anche su fluido cerebrospinale per individuare gli anticorpi del tipo IgM. Al momento non esiste ancora un vaccino per la “Febbre del Nilo” anche se continuano i suoi studi.

L’Iss spiega inoltre che al momento bisogna affidarsi alla prevenzione evitando la puntura di zanzara. A disposizione degli esperti, oltre al vaccino, non vi è una cura specifica. Nella maggior parte dei casi i sintomi vanno via da soli dopo qualche giorno o si protraggono per qualche settimana. Nei casi sintomatici gravi invece bisogna procedere con il ricovero in ospedale. Qui l’equipe procede con dei trattamenti somministrati di fluidi intravenosi e respirazione assistita. Dunque il ‘West Nile’ virus viene trasmesso dalle zanzare e dagli uccelli. Nel 2020 causò 5 morti.

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