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giovedì, Maggio 9, 2024
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Femminicidio di Vanessa, l’ex provò a fuggire dopo la doccia: arrestato

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Oggi è stato convalidato l’arresto di Bujar Fandaj, il piccolo imprenditore di 41 anni di Altivole accusato dell’omicidio a coltellate di Vanessa Ballan, di Riese Pio x due giorni fa, nella abitazione di lei. L’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del magistrato. Attualmente è detenuto nel carcere di Treviso.

IL TENTATIVO DI DEPISTARE LE INDAGINI

Verso le 19.00 chiamato il 112 utilizzando un cellulare privo di scheda sim, confermando di essere l’uomo che aveva ucciso Vanessa Ballan, e assicurando che si sarebbe costituito spontaneamente l’indomani alla stazione dei carabinieri del paese. All’uscita dalla doccia, mentre stava probabilmente progettando di scappare all’estero, Bujar, ma gli uomini dell’Arma li ha trovati già pronti ad attenderlo sulla soglia di casa.

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IL CELLULARE NON RINTRACCIABILE

L’accortezza di usare un cellulare non rintracciabile, elemento che assieme ad altri accredita la premeditazione del femminicidio, insomma, non è servita perché da ore i militari tenevano d’occhio la palazzina dove risiede. Titolare di una piccola impresa edile, al suo nome erano arrivati piuttosto rapidamente, perché l’unica persona che avrebbe potuto avere un movente contro la giovane 27enne, madre di un bambino di quattro anni ed in attesa, da almeno un paio di mesi, di un secondo figlio.

LA GRAVIDANZA

Non è escluso che sapere della nuova gravidanza possa aver acuito il risentimento provato, e nato nel momento in cui era stato lasciato, alla fine di agosto. Da lì una lunga serie di persecuzioni e minacce, telefoniche e non. In particolare Bujar aveva avvertito Vanessa che avrebbe diffuso sui social un video che la smascherava. Per Ballan, convivente con il compagno, Nicola Scapinello (28) e un figlio, era una prospettiva inaccettabile, al punto di farla decidere, il 26 ottobre scorso, di denunciare lo stalking. E’ stato Scapinello a indirizzare da subito gli inquirenti sulla giusta strada. Accompagnato in caserma subito dopo la scoperta del crimine – consumato tra le 11.21 e le 11.47 di ieri, orari di due messaggi whatsapp alla donna – il compagno ha riferito quanto sapeva. Ad esempio anche che, pochi giorni prima, Bujar aveva già provato a scavalcare la recinzione di casa e che dopo la denuncia le minacce erano sparite.

IL MEA CULPA DELLA PROCURA

Forse anche per questa circostanza, di cui la magistratura era a conoscenza, dopo il sequestro del telefono con le immagini per ricattare la donna, non si è ritenuto di adottare altre misure restrittive della libertà. Così, in mancanza di elementi allarmanti, l’incensurato e apparentemente innocuo stalker è stato perso di vista. . “La valutazione fatta – ha ammesso il procuratore di Treviso Marco Martani come riporta l’Ansa – era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata”. Il modo con cui ha messo in pratica il delitto, infatti, lascia intendere che il gesto fosse stato a lungo premeditato.

Per raggiungere la casa Bujar ha usato una bicicletta, per evitare di lasciare tracce nei dispositivi di rilevamento delle targhe. Con sé ha portato una borsa contenente lo strumento per sfondare la porta dell’abitazione, un grosso martello, ed un coltello, lasciato sul posto dopo aver inferto almeno sette pugnalate mortali a Vanessa, e identico ad altri trovati poi a casa sua. Infine, la scelta di aprire una nuova utenza telefonica appena due giorni prima apre la strada ad ipotesi dell’esistenza di un progetto di fuga.

 

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