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Giulia uccisa ad Acerra, il giallo del sangue sparito: i familiari hanno pulito casa prima del sopralluogo

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Vincenzo Loffredo, il papà della piccola Giulia, la bimba di nove mesi morta nella notte tra sabato e domenica nella loro abitazione di Acerra, ieri è stato ascoltato in Procura a Nola ed ha raccontato nuovamente le sue ultime ore con la figlioletta, ribadendo di non aver assistito all’aggressione da parte del pitbull di famiglia, ma di aver intuito cosa era accaduto dai segni dei morsi, poi confermati, secondo alcune indiscrezioni, dall’esame autoptico svoltosi martedì, e dal sangue che ricopriva la bambina.

Il 24enne ha spiegato, nuovamente, di essersi addormentato accanto alla piccola, ed al risveglio di aver trovato la figlioletta a terra riversa in una pozza di sangue. Al momento è indagato a piede libero per omicidio colposo per omessa custodia e vigilanza del pitbull che, secondo il racconto di Loffredo, ha aggredito la figlia. Al vaglio degli inquirenti restano ancora i video delle telecamere di sorveglianza della zona, in quanto gli investigatori vogliono fugare ogni dubbio sulla effettiva presenza nell’abitazione del giovane, risultato poi positivo all’hashish, esame che dovrà però essere confermato.

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Continuano intanto le analisi sui due cani sequestrati nell’appartamento, dove ieri sono stati effettuate ulteriori indagini alla ricerca di tracce dell’aggressione: i due animali, Tyson, il pitbull poi risultato privo di microchip, e Laika, una meticcia regolarmente registrata, sono ancora nel canile convenzionato con l’Asl Napoli 2 a Frattaminore. Secondo quanto si apprende, il pitbull non mostra segni di aggressività, e nei prossimi giorni sarà visionato anche da un comportamentalista veterinario.

Presto saranno anche analizzate le feci dei due cani per verificare la presenza di tracce organiche della bambina, i cui esiti potrebbero essere pronti entro una decina di giorni. Fugati, invece, i dubbi sulla mancanza di tracce ematiche sul pitbull, che potrebbe aver bevuto e cancellato le tracce visibili ad occhio nudo. Saranno necessari più giorni, per capire se i due cani avessero tracce organiche e di Dna della piccola all’interno della bocca.

La casa ripulita dai familiari

Prima del sopralluogo degli inquirenti, la casa in cui è morta la piccola Giulia è stata completamente ripulita da parte dei familiari della bambina, intervenuti prima che medico legale e avvocato arrivassero, eliminando le tracce di sangue per terra. L’esame avrebbe potuto portare ulteriori chiarimenti sulla dinamica dell’aggressione. Inoltre, non è ben chiaro come sia stato possibile che qualcuno sia entrato nella casa sotto sequestro dopo la morte della bambina.

La versione dei familiari: “Non sapevamo dei sigilli”

Secondo l’avvocato di Vincenzo Loffredo, i primi a entrare in casa dopo la tragedia sono stati la madre della piccola, i nonni materni e paterni, la sorella e la cognata dell’indagato. Come riporta La Repubblica, l’avvocato Luigi Montano prova a spiegare quell’ingresso di gruppo: “Volevano prendere delle fotografie. Erano le 8 del mattino e chi è entrato nell’alloggio non sapeva che l’appartamento fosse sotto sequestro. Non c’era alcuna intenzione di occultare prove, ma solo il desiderio di prendere una foto della bambina. In casa poi hanno deciso di pulire la stanza. I sigilli sono stati sistemati dopo”. Eppure la mattina dopo la morte della bambina, domenica 16 febbraio, il foglio con l’avviso di sequestro sulla porta di ingresso era ben visibile. Ma quel foglio, dicono i familiari della bambina, sarebbe stato messo dopo il loro arrivo.

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