Nell’ultima inchiesta sul clan Licciardi che ha portato agli arresti di Giovanni Napoli, Luca Gelsomino e Pietro Izzo (al momento latitante) figurano pagine e pagine di verbali di diversi collaboratori di giustizia che hanno aiutato i magistrati a ricostruire l’organigramma della cosca della Masseria Cardone e i ruoli del gruppo. Tra questi figura senz’altro Salvatore Roselli, ex reggente degli Amato-Pagano che ha spiegato:“Conosco molti affiliati al clan Licciardi. Preciso che dal 2017 al 2020, quale referente del clan Amato-Pagano ho avuto rapporti con gli esponenti di spicco del clan Licciardi, e cioè delle vicine zone della Masseria Cardone e del Don Guanella“. Frizione ha poi parlato anche della figura di Pietro Izzo, detto ‘o pompiere, accusato di aver imposto diverse estorsioni nei confronti di un imprenditore edile e del ‘messaggio in codice’ del gruppo in caso di summit: “Di solito lo vedevamo sotto al palazzo di Maria Licciardi (non indagata nell’ultima inchiesta ndr) quando avevamo un incontro a casa sua. I Licciardi la tengono questa abitudine, e cioè di far trovare qualche affiliato sotto al palazzo quando c’è un incontro, per far vedere che sono uniti. Noi, invece del clan Amato Pagano non facciamo trovare nessun affiliato sotto al palazzo“. Una delle regole stabilite dal fondatore del gruppo della Masseria Cardone prevedeva: “…Per garantire il saldo controllo dell’organizzazione, la costituzione di un vero e proprio direttorio, composto, in via prioritaria, dai membri del proprio nucleo familiare. E la successione, nel ruolo di capoclan, del prossimo congiunto più anziano che in quel momento si trovava in libertà”.
“I summit alla Masseria hanno un gesto in codice”, l’escamotage dei Licciardi svelati dal pentito
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