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sabato, Giugno 15, 2024
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Il business del clan Mallardo sulle aste giudiziarie, ‘cresta’ anche sull’ex villa del neomelodico a Giugliano

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Tra i business del clan Mallardo c’è anche quello delle aste giudiziarie. Nell’ultima ordinanza su cemento e camorra è stata intercettata una conversazione eloquente in cui un imprenditore ha raccontato problematica insorta relativamente all’acquisto di una villa all’asta da parte del cognato che vedeva coinvolti “o cavallo”, ovvero Vitiello Francesco e altri soggetti. Nello specifico raccontò che suo cognato aveva partecipato e vinto l’asta per
l’acquisto di una villa ubicata a Giugliano ed appartenuta ad un noto cantante neomelodico.
All’esito dell’asta era stato avvicinato da due esponenti del clan Mallardo i quali gli chiedevano di sapere se il cognato in relazione alla predetta asta avesse o
meno versato la somma di 30 mila euro ad un noto esponente del clan Mallardo, oggi defunto, a titolo di estorsione.

In un’altra circostanza anche l’imprenditore Raffaele Vitiello (indagato a piede libero nell’inchiesta, ndr) aveva partecipato ad un’asta per rientrare in possesso di immobili che gli erano stati pignorati. In particolare emergeva che, nel mese di maggio 2018 Vitiello  riceveva, presso il suo ufficio, la visita di Pragliola Cristofaro il quale, presentandosi a nome di Cecere Stefano, gli imponeva di non partecipare all’asta che si sarebbe svolta il giorno successivo per l’aggiudicazione di due immobili pignorati allo stesso Vitiello (un ufficio ed un deposito) sostenendo che, non presentandosi all’asta, la stessa sarebbe andata deserta determinando, in tal modo, una riduzione del prezzo degli immobili di trentamila euro. Il Pragliola diceva al Vitiello che avrebbe dovuto presentarsi all’asta successiva in modo da aggiudicarsi i beni ad un prezzo più basso, chiedendo per tale suo “intervento” la somma di 10 mila euro.

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Vitiello sulla scorta di quanto sopra, ma disattendendo in parte quanto preteso dal
Pragliola aveva partecipato all’asta ma solo per uno dei due immobili. In
particolare presentava l’offerta solo per l’ufficio, aggiudicandoselo, e non per il deposito che
veniva, invece, acquistato da un terzo soggetto che, poi, gli aveva chiesto uan somma esorbitante per poterne rientrare in possesso.
Vitiello Raffaele, ritenendo il clan Maliardo responsabile di quanto accaduto, chiedeva a
Cecere Stefano di “scalargli” parte dei soldi necessari per l’acquisto del deposito dalla somma di 70 mila euro che gli era stata richiesta dal clan per dei lavori edili che stava svolgendo in via Silvio Pellico,
ricevendo risposta negativa dal Cecere il quale precisava che si trattava di due situazioni diverse.

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Antonio Mangione
Antonio Mangionehttp://www.internapoli.it
Giornalista pubblicita iscritto dalll'ottobre 2010 all'albo dei Pubblicisti, ho iniziato questo lavoro nel 2008 scrivendo con testate locali come AbbiAbbè e InterNapoli.it. Poi sono stato corrispondente e redattore per 4 anni per il quotidiano Cronache di Napoli dove mi sono occupato di cronaca, attualità e politica fino al 2014. Poi ho collaborato con testate sportive come PerSempreNapoli.it e diverse testate televisive. Dal 2014 sono caporedattore della testata giornalistica InterNapoli.it e collaboro con il quotidiamo Il Roma
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