C’è un nuovo campanello d’allarme che suona nella quotidianità degli italiani: il prezzo del caffè sta salendo vertiginosamente. Quello che per molti è un piccolo rito quotidiano rischia di trasformarsi in un altro peso economico, con la prospettiva – sempre meno remota – di vedere una tazzina arrivare a costare fino a 2 euro entro la fine dell’anno.
A rendere preoccupante lo scenario non è solo l’aumento in sé, ma le cause profonde che lo alimentano. A spiegarlo è Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale dell’associazione dei consumatori Codici, che definisce la situazione come una vera e propria “tempesta perfetta” economica.
Il prezzo del caffè, infatti, non cresce per un solo motivo. All’origine ci sono le tensioni geopolitiche internazionali, che stanno ridisegnando i rapporti commerciali tra Paesi e alterando il mercato globale delle materie prime. A questo si aggiunge l’impatto sempre più tangibile del cambiamento climatico, con fenomeni estremi che danneggiano pesantemente le coltivazioni nelle principali aree produttrici.
Ma non finisce qui. A pesare ci sono anche i rincari dell’energia, che incidono sulla torrefazione, e l’inflazione, che colpisce l’intera catena produttiva. Senza dimenticare la speculazione finanziaria, il costo della logistica internazionale, sempre più alto, e l’effetto dei dazi imposti dagli Stati Uniti su alcune importazioni.
“Il risultato – spiega Giacomelli – è un impatto pesantissimo sia per i produttori che per i consumatori, che si trovano a dover affrontare l’ennesimo aumento nel bel mezzo di una crisi economica già complessa”.
Se il trend attuale non dovesse arrestarsi, sarà difficile trovare un espresso a meno di due euro. Le variazioni ci saranno, ovviamente, da città a città e da regione a regione. Ma il quadro generale resta preoccupante.
Il caffè, simbolo di socialità e abitudine nazionale, rischia di diventare un piccolo lusso.