La camorra è diventata un fenomeno complesso che si manifesta sotto forma di una pluralità di fenomeni delinquenziali, eterogenei e complessi, connotati da peculiarità evolutive indotte dai molteplici fattori storici, economici e sociali derivanti dai contesti territoriali. Nello scenario criminale campano, come descritto nell’ultima relazione semestrale della Dia, risultano presenti associazioni mafiose storiche con strutture consolidate e persistenti mire crimino-affaristiche protese oltre i tradizionali confini delle aree di origine.
Accanto a queste, coesistono formazioni delinquenziali minori, prevalentemente di tipo familistico, il cui principale fattore identitario è rappresentato dal territorio in cui tentano di affermare la propria leadership criminale, ricorrendo spesso anche ad azioni violente.
I GRANDI CARTELLI E I CLAN LOCALI
L’analisi dei provvedimenti giudiziari e amministrativi antimafia proseguita nel semestre
ha così consentito di delineare il quadro attuale della criminalità nella Regione che permane
caratterizzato dalla presenza di una molteplicità di clan venti significative differenze a seconda delle rispettive aree d’influenza prese in riferimento. Le province di Napoli e Caserta rimangono i territori a più alta e qualificata densità mafiosa.
È qui, infatti, che si registra la presenza dei grandi cartelli camorristici e dei sodalizi più strutturati i quali, oltre ad aver assunto la gestione di tutte le attività illecite, si sono gradualmente evoluti nella forma delle “imprese mafiose” divenendo nel tempo competitivi e fortemente attrattivi anche nei diversi settori dell’economia legale. Ne consegue, pertanto, la crescente tendenza dei clan più evoluti a “delocalizzare” le attività economiche anche all’estero per fini di riciclaggio e di reinvestimento con l’obiettivo di trasferire le ricchezze in aree geografiche ritenute più sicure e più remunerative.