La violenza della faida di Scampia non poteva fermare gli affari e i clan avevano continuamente bisogno di denaro per combattere contro i rivali. Questa esigenza criminale determinava lo spostamento delle piazze di spaccio dall’area nord di Napoli al Parco Verde. Tutto questo sarebbe stato possibile attraverso una figura chiave: Antonio Ciccarelli, alias ‘a Munnezza. Per condurre questa sinistra migrazione il boss di Caivano avrebbe stretto un accordo con gli Scissionisti così come è stato ammesso da due collaboratori di giustizia
Il racconto dei pentiti sullo spostamento delle piazza di spaccio da Scampia a Caivano
Nel marzo del 2017 Gennaro Masi ha parlato di un patto stretto tra Tonino e il clan Notturno. Gli inquirenti l’hanno più volte ascoltato alla luce del suo importante ruolo svolto all’interno del clan Ciccarelli-Sautto. Nel dicembre del 2016 il pentito ha consegnato ai carabinieri una sorta di memoriale di 52 pagine in cui ha descritto le attività criminali condotte all’interno del Parco Verde di Caivano. Quattro mesi dopo i pm della Dda di Napoli hanno chiesto chiarimenti su alcuni fatti che sono stati poi confermati da Masi.
Anche l’altro collaboratore di giustizia Giuseppe Ambra ha parlato, già nel maggio del 2015, dei suoi rapporti con il capoclan Ciccarelli raccontando di aver gestito in società la vendita all’interno del Parco Verde. “Questa piazza fu aperta perché a Scampia non si poteva lavorare a causa dell’Alto Impatto della polizia durante la scissione con la Vanella Grassi, la cosiddetta terza faida. Per questo motivo M. propose a Antonio Ciccarelli di fare questo business, visto che al Parco Verde si vendeva tutto tranne il kobret“, queste le dichiarazioni rese dall’ex affiliato ai Notturno e agli Abbinante.
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