Un clamoroso retroscena sul boss Matteo Messina Denaro è stato svelato da un collaboratore di giustizia. “Nel 2015 Matteo Messina Denaro e altri capi di Cosa Nostra avevano stretto un patto con i capi della ‘ndrangheta per lavorare insieme e diventare un’unica famiglia“: queste le parole di un pentito rivelate alla procura di Torino nell’ambito del maxiprocesso Carminius-Fenice sulla presenza della criminalità organizzata nella zona di Carmagnola.
A riportarle sono stati i giudici del tribunale di Asti nelle motivazioni della sentenza pronunciata lo scorso giugno che ha portato a 16 condanne e undici assoluzioni: l’indiscrezione è stata riportata dal sito Gazzetta del Sud. Proprio a Carmagnola e nelle zone limitrofe, secondo il pentito, l’accordo diventò operativo. Dunque gli uomini di Cosa Nostra e della ‘ndrangheta avrebbero lavoro insieme.
“NON E’ IL CAPO NOSTRA”
“Non è il capo di Cosa nostra, ma la provincia mafiosa di Trapani è saldamente nelle mani di Matteo Messina Denaro – dichiara il comandante del Ros, il generale Pasquale Angelosanto – Per questa ragione le indagini dell’Arma coordinate dalla procura di Palermo sono caratterizzate da un’azione incessante, progressiva: dal 2011, sono state eseguite oltre 140 misure cautelari sulla provincia di Trapani e sono stati sequestrati beni per 250 milioni di euro. Indagini che hanno sempre interrotto la riorganizzazione degli assetti dei mandamenti“.