PUBBLICITÀ
HomeCronaca«Mo che viene lo ammazzo», le parole del presunto amico di Ramondino

«Mo che viene lo ammazzo», le parole del presunto amico di Ramondino

PUBBLICITÀ

Gennaro Ramondino e il minorenne P.I erano considerati amici nell’ambiente criminale di Pianura, ma secondo la Procura per i Minorenni di Napoli il 16enne sarebbe l’esecutore materiale dell’omicidio del 20enne. I dettagli di quell’omicidio sono stati svelati dal nuovo pentito Domenico Di Napoli in diversi verbali rilasciati agli inquirenti lo scorso settembre: «P.I. e Gennaro Ramondino erano molto amici e dormivano a casa
di Santagata ubicata in via Sant’Aniello a Pianura». Secondo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Napoli i due giovani avrebbero ‘lavorato’ per il presunto ras emergente Massimo Santagata, arrestato lo scorso agosto e non indagato per l’omicidio Ramondino.

Il corpo del ventenne è stato ritrovato lo scorso primo settembre in via Torre Poerio a Pianura, inoltre, nelle stessa mattina gli agenti di polizia hanno rinvenuto anche un’auto bruciata pressa in prestito da Di Napoli, l’ex capo-piazza indagato per la distruzione del corpo del giovane. Dunque Ramondino sarebbe stato ucciso nella piazza di spaccio di via Comunale Napoli e poi trasportato nella zona isolata.

PUBBLICITÀ

“Mo che viene lo ammazzo”

C’è un particolare agghiacciante rivelato dal collaboratore di giustizia in merito al litigio tra la vittima e il 16enne nata per una spinta autonomistica di Ramondino . «Io mi appartai con P.I per commentare quello che era successo e come si era comportato Gennaro Ramondino e P.I commentò dicendomi: “Mo che viene lo ammazzo” Io a quel punto per non creare confusione nella piazza di spaccio e di per timore che I. avrebbe fatto quello che minacciava gli dissi che non doveva permettersi di fare un gesto del genere. Sembrava che mi avesse ascoltato. A quel punto dato che noi avevamo una pistola 9×21 nello scantinato io per timore che lui potesse fare quello che aveva detto la presi e me la portai casa mia. Pasquale mi vide… Il tempo che lui entrasse nello scantinato ed io anche lo inseguivo che P.I
puntò la pistola contro Gennaro Ramondino e gli sparò. Ricordo che lo colpì
o al volto e/o al petto e poi scaricò tutto il caricatore dove vi erano nove colpi
», questo il verbale del pentito.

Il profilo del pentito Di Domenico

Una ventina di pagine di verbali. Più che sufficienti a svelare l’organigramma del clan Esposito-Marsicano, lo stesso da cui ha deciso di staccarsi dopo l’arresto per l’omicidio di Gennaro Ramondino (anche se è bene precisare che non è indagato per l’omicidio ma per aver bruciato il corpo del giovane ras) per iniziare una nuova vita da collaboratore di giustizia.

Le dichiarazioni di Di Napoli spiegano molte cose sugli ultimi assetti criminali di Pianura e sulla spaccatura in atto avvenuta nello stesso periodo nel gruppo di via Comunale Napoli. ‘Mimmo’ ha fatto nomi e cognomi degli affiliati svelando anche retroscena fin qui inediti.

Gli arresti per l’omicidio Ramondino

Si è chiuso il cerchio sulla tragica morte di Gennaro Ramondino, 20enne considerato uomo di fiducia di un baby boss emergente della camorra partenopea. Altri due arresti sono stati effettuati dalla polizia, accusati di distruzione di cadavere aggravato dal metodo mafioso. Si tratta di Nunzio Rizzo e Paolo Equabile, 30 e 28 anni, entrambi del Rione Traiano.

Il giovane fu ucciso a colpi di pistola mentre si trovava all’interno di un sottoscala adibito a piazza di spaccio. Per la sua morte, nei mesi scorsi, personale della Squadra Mobile di Napoli aveva già tratto in arresto sia il presunto autore materiale dell’omicidio, sia un altro soggetto indiziato di favoreggiamento personale e distruzione di cadavere aggravati dal metodo mafioso.

 

PUBBLICITÀ
Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.