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mercoledì, Aprile 17, 2024
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Omicidio al Rione Berlingieri, Carmine Amato evita l’ergastolo

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Ha evitato l’ergastolo nonostante le pesanti accuse a suo carico. Accuse che lo vedevano come mandante dell’omicidio di Francesco Feldi ‘o Tufan, ras del Rione Berlingieri di Secondigliano. Carmine Amato ha evitato la condanna al carcere a vita con una condanna più ‘soft’ a vent’anni di reclusione: questa la decisione presa dal gup del tribunale di Napoli per il giovane ras che rispondeva in qualità di mandante. Il suo avvocato, l’abile penalista Luigi Senese, è invece riuscito a far riconoscere al suo assistito la concessione delle attenuanti generiche riuscendo a ribaltare l’iniziale richiesta di condanna: Amato junior infatti rischiava il carcere a vita. Dieci anni invece sono stati stabiliti per il collaboratore di giustizia Michele Caiazza. L’inchiesta giunse al culmine con il blitz del gennaio dello scorso anno quando i carabinieri del Nucleo Investigativo di Napoli diedero esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti dei ras del clan Amato-Pagano, gravemente indiziati di aver concorso nell’omicidio pluriaggravato del ras dei Sacco-Bocchetti avvenuto a Napoli il 19 febbraio 2011. Oltre a Carmine Amato, nipote del boss Cesare Pagano, fu arrestato anche Raffaele Teatro, genero del boss Lello Amato. Oltre a Giovanni Illiano, il primo a tirare in ballo i due in relazione al delitto avvenuto al rione Berlingieri, rilevanti le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Gaetano Annunziata che si è concentrato sulla preparazione di quel delitto destinato poi a modificare gli assetti della mala dell’area nord.

Nel verbale del 14 dicembre 2012 Annunziata ha rivelato ai magistrati:«Non conoscevo Francesco Feldi, ho saputo del suo omicidio da Mirko Romano che in quel periodo frequentavo assiduamente. Si deve comprendere che quando è stato ucciso Feldi Francesco, se non sbaglio era d’inverno comunque prima del luglio 2011 periodo in cui invece mi sono separato da Mirko Romano, quest’ultimo era molto legato a me e spesso dormiva a casa mia. Già nei giorni precedenti a questo omicidio sapevo che avevano in programma di uccidere qualcuno ma non sapevo di chi si trattasse. Sapevo questo perché ho preparato con lui le armi per questo omicidio, ricordo che erano tre pistole, non ricordo con precisione di che tipo, una era sicuramente a tamburo le altre erano automatiche ma non ricordo il calibro, forse una 38 ed una 57, ma non ne sono certo. Le pulimmo a casa mia ed oltre a me e Mirko Romano, Raffaele Teatro e un ragazzo che conosco come “Attanasio di Mugnano” (Attanasio Liguori ndr), persone che sono in grado di riconoscere. Io e Mirko provammo le armi al 13° piano della vela Rossa. Attanasio ricordo che venne a controllare le armi dopo che le avevamo provate e portò anche la macchina che doveva essere utilizzata per l’agguato ed all’interno della quale, nel sistema, vennero nascoste, da me le armi. Era una Fiat Punto grigio scuro modello vecchio. Dopo aver commesso l’omicidio, la sera, Mirko venne a dormire da me e mi disse che avevano ucciso Feldi Francesco. Non entrò nel dettaglio, mi riferì solo alcuni particolari. Ricordo che mi disse di avere aspettato la vittima tutta la giornata e di averlo poi ucciso sotto la sua abitazione».

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L’articolo precedente. «Dopo Feldi toccava a Mariano Riccio», il pentito racconta che l’ordine fu dato da Carmine Amato

Carmine Amato, dopo Francesco Feldi, aveva messo nel mirino anche Mariano Riccio. Questo almeno quanto raccontato ai magistrati, in un verbale del 2013, da Giovanni Illiano. Ieri sia Amato che Raffaele Teatro sono stati raggiunti da ordinanza di custodia cautelare per l’omicidio del ras del Berlingieri (leggi qui l’articolo). Un odio, quello di Amato nei confronti di Mariano, alimentato secondo il collaboratore di giustizia dai sospetti del coinvolgimenti del ras di Mugnano nell’omicidio di Antonino D’Andò.

Il racconto di Illiano e i sospetti di Amato su Mariano Riccio

«Dopo che io avevo commesso l’omicidio di Feldi, di cui ho riferito in altri verbali, mi dovevo incontrare con con Teatro Raffaele perchè era stato commissionato a me e a Mirko Romano, un altro omicidio, anche se non sapevo chi era la vittima, dallo stesso D’andò Antonino che ci disse che avremmo dovuto parlare con Teatro nel lotto G. Noi stavamo alloggiati in una casa a Casoria, poi Liguori Attanasio ci spostò, io mi recai nella casa della nonna di mia moglie, a Milano. Dopo tre o quattro giorni scesi al Lotto G e mi recai da Barbato Salvatore, a casa della madre, che era un nostro appoggio. C’erano un sacco di affiliati, tra cui Teatro Raffaele che mi prese in disparte e mi disse: “Non si trova più Tonino ‘o russo intendendo D’Andò Antonino. Dissi “me ne vado a Mugnano e fatemi sapere”». La sparizione di D’Andò generò apprensione nel clan tanto che lo stesso Iliano fu convocato da Amato che lo mandò a chiamare tramite lo stesso Teatro:«Dopo un sacco di giri ci porta in una casa credo dal lato di Quarto o Pozzuoli, o Monteruscello, una villetta; in questa casa c’erano un certo Lelluccio, Marittiello ed un altro. Lelluccio e Marittiello presero me e Teatro e ci condussero da Carmine Amato ‘a vecchierella, ai Camaldoli, dove poi ‘a vecchierella venne arrestato. In questo appartamento c’erano Carmine Amato ‘a vecchierella, Daniele D’Agnese, ed uno che controllava le telecamere. Cominciò a parlare Carminiello e disse: “Perchè Mariano (intendendo Mariano Riccio) non è venuto? E Teatro rispose: “Ha mandato a dire che non può venire perchè tiene le guardie con il fiato addosso”; al che Carmine Amato: “Perchè, quello scornacchiato ha il mariolo in corpo per il fatto di ‘o russ intendendo che Mariano aveva fatto uccidere D’Andò Antonino».

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