Ieri il tribunale ha definitivamente condannato il mandante e l’esecutore dell’omicidio di Giovanni Galluccio con l’aggravante di aver agito con premeditazione ed al fine di agevolare il clan dell’area nolana. Il Comitato di solidarietà per le vittime di tipo mafioso ha quindi riconosciuto solidarietà alla moglie ed alle figlie che si erano costituite parte civile nel processo. Difese dall’avvocato Berenice Candela, la moglie Eleonora Mensorio e le figlie Antonella e Maria hanno visto riconosciuta l’integrità morale del proprio familiare.
“Desidero esprimere la mia più profonda gratitudine al mio Avv. e Amica per aver reso possibile questa conclusione così importante. Dopo vent’anni, mio marito ha finalmente ottenuto la giustizia che meritava. La Sua dedizione e professionalità resteranno per noi un segno indelebile”, scrive Eleonora sui social.
L’omicidio di Giovanni Galluccio
Nel maggio del 2019 i carabinieri di Nola e del Nucleo Investigativo di Castello di Cisterna arrestarono un uomo per un omicidio di camorra avvenuto il 23 settembre 2005. Eseguirono la custodia cautelare in carcere, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli dal gip del Tribunale di Napoli, nei confronti di Vincenzo Mercogliano per concorso nell’omicidio di Galluccio commesso a Tufino, delitto aggravato dalla finalità di agevolare un’associazione di stampo camorristico e dai correlati reati in materia di porto d’armi.
Le indagini si avvalsero delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia Marcello Di Domenico e Ciro Di Domenico, già a capo dell’omonimo clan allora operante, quale espressione del clan Moccia, sui territori di Nola, Cimitile, Camposano, Cicciano, Tufino ed altri comuni limitrofi.
Emerse dalle indagini che Galluccio fu ucciso per errore dei killer e che il vero obiettivo dell’agguato era un altro soggetto che utilizzava un’auto simile a quella della vittima. È stato inoltre appurato che l’omicidio fu commesso per rafforzare la presenza sul territorio nolano del clan e per soddisfare richieste provenienti da altri clan camorristici ai Di Domenico.


