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lunedì, Maggio 6, 2024
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Operaio sequestrato dal clan, arriva la stangata per il ras di Miano

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Un’altra stangata dopo quella arrivata qualche settimana fa per gli imputati che avevano scelto il rito abbreviato (leggi qui l’articolo). Il processo è quello relativo al rapimento e sequestro dell’operaio Stefano Pettirosso finalizzato ad ottenere un maxi riscatto da 40mila euro, azione a cui parteciparono i maggiori clan dell’area nord. Per quel sequestro sono arrivate le condanne pronunciate dalla Corte d’Assise di Napoli (I sezione): la stangata maggiore è quella inflitta al ras di Miano, legato ai Cifrone, Stefano Di Fraia che a fronte di una richiesta di 22 anni di carcere ne ha rimediati ben 30. Più miti ma comunque sostanziose le condanne per altri due ras, Ciro Montagna e Giuseppe Calemma, condannati entrambi a 20 anni di carcere. A spingere i giudici verso la stangata nei confronti di Di Fraia gli elementi probatori raccolti stando ai quali il ras di Miano vecchia avrebbe partecipato alle primissime fasi del sequestro, raccontato poi agli inquirenti dalla stessa vittima.

L’asse tra tre clan: il racconto del sequestro e il ruolo dei ras di Miano

Tra gli atti allegati al processo le dichiarazioni dell’operaio rapito contenute nell’ordinanza che colpì un anno fa i ras dell’area nord:«Una volta legatomi mi hanno chiuso dentro un piccolo locale. Su un banchetto davanti a me c’erano un coltello e quatto pistole tutte di colore scuro, una piccola e un’altra di grandi dimensioni. Dopo aver posato coltello e pistole il soggetto con il jeans e il giubbotto di colore grigio mi riferiva queste testuali parole in dialetto napoletano:’Ora ti taglio tre dita e gliele porto a tua madre. Poi se tua madre ha chiamato le guardie con queste pistole ti prendiamo e ti spariamo’. Venivo poi perquisito dal soggetto con jeans e giubbotto grigio che prendeva dalla tasca i 1100 euro. Soldi che avevo prelevato poco prima dal Banco di Napoli più altri soldi che avevo nel portafogli. Un centinaio di euro, lasciandomi solo 5 euro e dicendo testualmente:’Tieni qua stanno 5 euro, li usi domani per farti il panino’. In quel preciso istante avevo conferma di essere rimasto vittima, insieme alla mia famiglia, di un sequestro di persona e che i soggetti avevano chiesto un riscatto». Alla fine, dopo una trattativa con la famiglia, i sequestratori, dall’iniziale richiesta di 50mila euro si ‘accontenteranno’ di 40mila euro.

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