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giovedì, Aprile 25, 2024
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Patto tra camorra e politica a Sant’Antimo, chiesto un secolo e mezzo di carcere

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Una vera e propria mazzata. E’ quella chiesta dal pubblico ministero per le persone coinvolte nell’operazione Antemio che lo scorso anno rivelò un patto esistente tra le forze malsane della politica e dell’imprenditoria con la criminalità organizzata locale. Il processo è quello che si svolge con il rito abbreviato, formula che comporta lo sconto di un terzo della pena. Gli imputati sono ritenuti, a vario titolo, gravemente indiziate dei reati di associazione mafiosa e concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettoraletentato omicidio, porto e detenzione di armi da fuoco e di esplosivo, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, estorsione, minaccia, turbata libertà degli incanti, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, favoreggiamento personale, rivelazione di segreti d’ufficio, tutti reati commessi al fine di agevolare le attività dei clan camorristici Puca, Verde e Ranucci operanti nel Comune di Sant’Antimo e limitrofi.

Tutte le richieste

Il pubblico ministero ha chiesto pene severe: ha richiesto per Salvatore Saviano 8 anni, Stefano Fantinato 8 anni e 4 mesi, Antonio Iorio 8 anni e 8 mesi, Armando Angelino 8 anni, Michele Battista (con attenuanti generiche concesse) 6 anni, Pietro Ciccarelli 6 anni, Luigi Schiavone 8 anni, Vincenzo D’Aponte 10 anni, Giuseppe Di Domenico 13 anni, Amodio Ferriero 14 anni, Antonio Ferriero 8 anni e 10 mesi, Angelo Guarino 6 anni, Claudio Lamino 8 mesi, Pasquale Maggio 7 anni, Antimo Petito 7 anni, Antimo Puca 14 anni, Ferdinando Puca 8 mesi, Teresa Puca 11 anni.

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I condizionamenti politici a Sant’Antimo

Nel corso del maxi blitz fu accertato il condizionamento delle elezioni comunali del Comune di Sant’Antimo tenutesi nel giugno 2017, attraverso una capillare campagna di voto di scambio. In tal senso è stata fatta luce su un’incalzante opera di compravendita di preferenze, con una tariffa di 50 euro per ogni voto, a favore di candidati del centrodestra, soccombente, come noto, al ballottaggio, dopo un primo turno favorevole. Il controllo del Comune di Sant’Antimo da parte della locale criminalità organizzata risultava proseguito anche dopo le elezioni, come chiaramente documentato dallo sviluppo delle investigazioni. Infatti, a seguito della mancata affermazione elettorale, la strategia criminosa è stata finalizzata da un lato a far decadere quanto prima la maggioranza consiliare e dall’altro a mantenere il controllo sul locale Ufficio Tecnico attraverso la conferma nel ruolo di responsabile dell’Ingegner Claudio Valentino.

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