Sembra sia ormai soltanto questione di ore, utili a limare gli ultimi dettagli: Francesco Calzona si appresta a diventare il nuovo allenatore del Napoli, sostituendo così Walter Mazzarri. Anche se alcuni tifosi azzurri non lo ricorderanno, non si tratta della prima esperienza partenopea per il 55enne calabrese nativo di Vibo Valentia. Calzona infatti si era già seduto sulla panchina azzurra dal 2015 al 2018, quando era nello staff di Maurizio Sarri, e nel 2021 come collaboratore di Luciano Spalletti.
Calzona, già CT della Slovacchia, non dovrebbe rinunciare al suo incarico alla guida della nazionale. Nelle ultime ore La Federazione slovacca ha dato il via libera all’allenatore per ricoprire il doppio ruolo di Commissario Tecnico e allenatore del Napoli, almeno fino a fine stagione quando ci saranno gli Europei di Germania.
Secondo il collega di Relevo Matteo Moretto, “il presidente vuole cambiare da subito”. “Nella giornata di domani – si legge nel tweet del giornalista – è previsto l’incontro finale tra De Laurentiis e Calzona per definire l’accordo nei dettagli e firmare i contratti. Nello staff di Calzona ci saranno sia Marek Hamsik sia Francesco Sinatti, ex preparatore atletico di Luciano Spalletti“.
La carriera di Francesco Calzona
La carriera da allenatore di Calzona inizia nel 2004 sulla panchina della Castiglionese, società toscana impegnata nel campionato di Promozione. La stagione successiva viene ingaggiato dal Torrita. La svolta arriva nel 2007 quando il suo cammino si incrocia con quello di Maurizio Sarri. La prima esperienza nello staff dell’allenatore toscano è sulla panchina dell’Avellino, poi su quella Verona, Perugia, Empoli e Napoli. All’ombra del Vesuvio tre anni d’oro dove arriva addirittura ad accarezzare il sogno scudetto.
Nell’estate del 2020 viene ingaggiato dal Cagliari, come allenatore in seconda di Eusebio Di Francesco. L’anno dopo torna di nuovo al Napoli, stavolta nello staff di Spalletti. Nel 2022 arriva quindi la chiamata della Slovacchia su indicazione di Mark Hamsik (suo collaboratore tecnico). Alla guida della Nazionale compie un vero e proprio capolavoro, conquistando la storica qualificazione agli Europei.
Come giocherà il Napoli di Calzona?
C’è tanta curiosità tra i tifosi del Napoli su come Francesco Calzona farà giocare la squadra. L’allenatore calabrese predilige il 433: reparti corti, palla a terra, fraseggio, copertura degli spazi e niente lanci lunghi, con una profondità da trovare attraverso le geometrie. Un calcio simile nelle idee a quello del suo mentore Sarri, ma di respiro più verticale. In ogni caso sarà abbandonata la difesa a tre recentemente ripristinata da Mazzarri, per tornare alla struttura tattica che ha fatto le fortune del Napoli negli ultimi anni.
Chi saranno i titolari con Calzona? Tutto confermato in difesa, con Natan e Mario Rui favoriti su Juan Jesus e Olivera. A centrocampo possibile sorpasso definitivo di Traorè nei confronti di Zielinski: intoccabili invece Anguissa e Lobotka, perno anche della sua Slovacchia. In attacco Lindstrom e Ngonge rappresenteranno la prima alternativa a Kvaratskhelia e Politano. Ad agire da prima punta sarà Osimhen, con Simeone e Raspadori pronti a subentrare.
“Movimento, pochi tocchi e qualità”
“Un’azione costruita con criterio, cercando di mettere in difficoltà l’avversario, sfruttandone i punti deboli, arrivando alla conclusione in porta nel minor tempo possibile. Per me il bel calcio è questo qui – ha spiegato Calzona a dicembre in un’intervista a ‘Il Foglio’ – Cercare di tenere la palla, verticalizzare appena è possibile, fare un calcio di movimento, possibilmente a pochi tocchi, con la palla che si muove velocemente, lasciando magari negli ultimi trenta metri spazio alla qualità e alla fantasia dei singoli“.
“Quando un mio difensore tira una pallonata senza motivo in avanti, per me è una sconfitta, non riesco a sopportare una cosa del genere: può succedere solo se sei costretto dall’avversario”.
“L’estetica conta, il calcio è spettacolo”
“L’estetica conta. In primis perché le partite che non sono belle io le guardo malvolentieri in tv e allo stadio, mi distraggo subito. C’è gente che paga il biglietto per vedere 90 minuti, non due goal arrivati da episodi”.
“Per me il calcio è spettacolo, bisogna far di tutto per far divertire il pubblico. Io provo ad allenare le mie squadre per fare un buon calcio, a volte non ci riesco anche per merito degli avversari che ti portano a fare un calcio che non è tuo”.


