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sabato, Aprile 27, 2024
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Tentarono di uccidere il boss del clan nell’agguato, svolta nelle indagini

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Tentarono di uccidere il boss del clan nell’agguato, svolta nelle indagini.  Stamattina Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Foggia hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo che ha diretto e coordinato le indagini svolte dai militari dell’Arma, a carico di una persona, attualmente detenuta al regime penitenziario differenziato del 41 bis O.P., ritenuta – allo stato del procedimento – gravemente indiziata dei gravi reati di tentato omicidio plurimo e pluriaggravato dal metodo mafioso ed al fine di agevolare la compagine criminale del clan “Moretti-Prellegrino-Lanza”, porto illegale di armi da fuoco, anche da guerra, e ricettazione.

LE INDAGINI SULL’AGGUATO

In particolare, gli investigatori dell’Arma, nell’ambito delle complesse e prolungate attività di indagine svolte su diretto coordinamento della DDA di Bari, sono arrivati ad un’importante svolta nel violento tentato omicidio di matrice mafiosa dello storico capo clan Roberto Sinesi, al vertice della batteria “Sinesi-Francavilla”, avvenuto in pieno giorno, a Foggia, al Rione “Candelaro”, il 6 settembre 2016, mentre lo stesso si trovava in auto con la figlia Elisabetta ed il nipotino all’epoca di soli 4 anni.

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Sia il minore che lo stesso Roberto Sinesi rimasero feriti a seguito dell’esplosione di
numerosi colpi d’arma da fuoco sparati da un commando con un fucile d’assalto AK 47
“Kalashnikov” ed una pistola semiautomatica calibro 9mmX21, utilizzando un’autovettura di
provenienza illecita, così come ricostruito in maniera certosina attraverso un sistema integrato di investigazioni tradizionali e tecniche, nonché il qualificato contributo di alcuni collaboratori di giustizia interrogati dalla DDA di Bari.

IL BOSS RISPOSE AL FUOCO DEI KILLER

Sempre in quella circostanza, come incontrovertibilmente stabilito da una recente sentenza passata in giudicato dopo il pronunciamento della Suprema Corte di Cassazione, Roberto Sinesi rispose al fuoco contro i killers di questo agguato sempre di matrice mafiosa, sparando verso di loro diversi colpi con un’arma, che in quel momento portava illegalmente al seguito, motivo per il quale è appunto condannato a 5 anni di reclusione.

Secondo quanto riscontrato dagli Inquirenti nella fase delle indagini preliminari, la violenta azione criminosa consumatasi ai danni delle tre vittime, in ragione del noto passato criminale di Sinesi, lo specifico contesto ambientale e le plateali nonché cruente modalità di realizzazione, è ragionevolmente da inquadrare nel solco della nota guerra di mafia, risalente al 2015-2016, tra l’altro mai sopita, tra le batterie dell’associazione per delinquere armata, di tipo mafioso, convenzionalmente denominata “Società foggiana”, nell’ambito delle complesse dinamiche criminali del capoluogo riguardanti il controllo egemonico del territorio e delle relative attività illecite, principalmente nell’ambito dello spaccio di sostanze stupefacenti e delle attività estorsive.

L’ALTRO AGGUATO MAFIOSO

Si ricorda, poi, che lo 2 scorso marzo 2022, a Nettuno già un altro nipote minorenne di Roberto Sinesi, il 15enne è rimasto parimenti gravemente ferito, insieme
al padre Antonello Francavilla, in un altro agguato di matrice mafiosa, per il quale, a seguito di mirate indagini di Magistratura e Forze dell’Ordine, sono poi conseguiti altri provvedimenti cautelari.

Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e Carabinieri del Nucleo Investigativo di Foggia hanno così dato, ancora una volta, una determinante risposta – in termini di legalità e sicurezza – su un grave fatto di sangue riconducibile alle composite e pluriennali dinamiche delittuose delle “batterie” dell’associazione a delinquere di tipo mafioso nota come “Società foggiana”, come pacificamente riconosciuto da plurime sentenze giudiziarie già passate in giudicato.

E’ importante sottolineare che il presente procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare seguirà poi l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa dell’indagato, la cui eventuale colpevolezza, in ordine ai reati contestati, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio tra le parti.

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