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Sistema Ferraro, la casa dello zio medico in pensione punto di raccolta delle tangenti

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Un sistema ben rodato di gare pilotate, imprese compiacenti, intermediazioni sospette e flussi di denaro contante difficili da tracciare: è questo lo scenario che emerge dallo stralcio dell’ordinanza che coinvolge l’ex consigliere regionale Nicola Ferraro, che ha già scontato una condanna a 7 anni per concorso esterno in associazione camorristica, accusato oggi di essere al centro di una rete criminale attiva nel settore degli appalti pubblici.

Secondo quanto accertato dagli inquirenti, l’organizzazione avrebbe messo le mani su lucrosi appalti per la sanificazione di ambienti ospedalieri, creando un vero e proprio cartello di imprese che si spartivano le gare, pilotandole a turno e garantendo l’assenza di concorrenti reali.

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Nell’inchiesta emerge il ruolo di Pietro Paolo Ferraiuolo, zio di Ferraro e medico in pensione, per il quale il gip ha disposto il divieto di dimora a Casal di Principe.

Il denaro contante, la “contabilità di famiglia” e le buste misteriose

Secondo le indagini, Ferraiuolo avrebbe custodito materialmente il denaro contante proveniente dai reati di turbativa d’asta e annotando il tutto in una contabilità rudimentale. Il denaro gli veniva consegnato da Omissis (indagato), a sua volta intermediario tra Ferraro e gli imprenditori coinvolti.

La perquisizione nell’abitazione del Ferraiuolo ha portato al sequestro di una contabilità fatta a mano per gli anni 2021 e 2022, con cifre che arrivano a centinaia di migliaia di euro. Le immagini acquisite mostrano Omissis mentre conta i soldi alla presenza del medico, che prende nota, trattiene parte del denaro e lo riconsegnava al nipote Ferraro.

Il ruolo di Omissis viene definito “essenziale”: era lui a ricevere il denaro dalle imprese e a portarlo allo zio di Ferraro, con lo scopo di recidere ogni legame diretto tra i pagatori e Ferraro stesso, ostacolando così le indagini. Le consegne avvenivano spesso in buste, documentate da intercettazioni ambientali, pedinamenti e riprese video. In una delle conversazioni registrate, Ferraro chiede espressamente a un suo collaboratore: “I soldi? Stanno qua… li ho messi qua dietro”.

I soggetti indagati sono accusati di associazione a delinquere finalizzata alla turbativa d’asta, con un sistema che condizionava l’esito delle gare pubbliche e garantiva l’arricchimento illecito di una rete consolidata di soggetti.

È doveroso ricordare che tutti gli indagati citati devono ritenersi innocenti fino a eventuale sentenza definitiva di condanna, nel rispetto del principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza. Le accuse formulate dalla procura sono oggetto di approfondimento giudiziario e dovranno essere eventualmente confermate nel corso del procedimento.

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