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Soldi, carte e frodi: le leggi antiriciclaggio che regolano il gioco d’azzardo online

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Tra qualche anno il mercato del gioco italiano potrebbe presentare un quadro anticipatore di come si conformerà in un futuro non troppo lontano il mercato del gioco d’azzardo.

Perché proprio l’Italia?

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Perché l’Italia è l’unico paese in Europa ad aver totalmente vietato la pubblicità per il gioco, rappresentando un unicum anche nel mondo dove esistono solo pochi ordinamenti vagamente assimilabili al nostro.

Il governo attualmente al potere (M5S+Lega) osteggia fortemente il mercato del gioco. Oltre al ban per il marketing c’è anche la volontà di ritirare totalmente tutte le vecchie apparecchiature slot dal paese (per ‘vecchia’ si intende tutte le macchine prima della VLT collegate ad un sistema centralizzato invece di possedere una scheda di gioco autonoma). Questo processo è già iniziato e punta a concludersi entro il 2021.

Con la completa dismissione di queste macchine l’indotto della rete fisica calerà drasticamente e dovrà cedere il passo al gioco online, che invece da anni continua la sua crescita esponenziale. Questa previsione renderebbe il mercato tricolore uno dei primi ad aver assistito a questo sorpasso che, a giudicare da investimenti, innovazioni e flussi di gioco, pare inevitabile.

Come si governa il gioco d’azzardo online?

Questa mole sempre più incalcolabile di movimenti, ricariche, prelievi e ovviamente tutte le azioni connesse al gioco richiede, per forza di cose, un imponente ed efficiente serie di controlli automatizzati. Questi spettano alle aziende fornitrici dei giochi alle quali l’Unione Europea ha dedicato il contenuto delle ultime direttive in materia di giochi.

La IV direttiva antiriciclaggio votata dall’emiciclo di Strasburgo è entrata in vigore a maggio 2015, qualche mese dopo i fatti tragici di Parigi e l’attentato alla redazione di Charlie Hebdo. Scopo della direttiva infatti non era solo quello di evitare il riciclaggio di denaro ma anche che si evitasse il passaggio di soldi per finanziare attentati terroristici.

Poco meno di 3 anni è arrivata la V direttiva antiriciclaggio a compendiare quella precedente aggiungendo nuovi campi di applicazione e nuove specifiche sui pagamenti in valute virtuali. In buona sostanza quello che viene chiesto ai fornitori di gioco è:

  • più controlli e trasparenza sulla titolarità degli account di gioco iscritti;
  • monitoraggio dell’anonimato per i pagamenti in valute virtuali e l’utilizzo di carte prepagate emesse da paesi terzi non affidabili;
  • maggiore collaborazione tra le unità di informazione finanziaria (FIU) e le autorità centrali antiriciclaggio dei paesi membri, favorendo la circolazione delle informazioni di interesse comune;
  • chiusura ragionata dei business con paesi terzi ad alto rischio e maggiori controlli sulle attività che riguardano questi ultimi.

Come funziona la legge antiriciclaggio italiana?

Il panorama giuridico italiano spicca per modernità nella fattispecie dell’antiriciclaggio. Il nostro ordinamento ha recepito le norme europee con il decreto legislativo n.90 del 25 maggio 2017, una legge che va a modificare il vecchio ordinamento del 2007 concentrandosi, così come la giurisprudenza europea, sul ruolo degli operatori di gioco. In particolare l’articolo 4 comma 2 va a modificare gli articoli 52 e 53 della vecchia legge nell’ottica di modernizzare il testo. Questo è ciò che viene richiesto in termini di responsabilità e controlli ai fornitori di gioco:

  • lo stato dei conti di gioco ed in particolare quelli sospesi e quelli sui quali vi siano movimentazioni rilevanti;
  • i conti di gioco caratterizzati da una concentrazione anomala di vincite o perdite in un arco temporale limitato, specie se verificatesi su giochi in cui c’è interazione tra giocatori;
  • la tipologia degli strumenti di ricarica utilizzati;
  • la frequenza e le fasce orarie delle transazioni di ricarica del conto di gioco;
  • l’individuazione di anomalie nell’utilizzo del conto di gioco per come desumibili dal rapporto tra depositi e prelievi;

Possiamo vedere che la norma si concentra sui movimenti sospetti dei giocatori e sulle loro interazioni, è infatti attraverso i giochi di coppia o di piccoli gruppi (giochi di carte o i così detti skill games) che si registrano i tentativi di passaggio di denaro al fine di riciclarlo. È una pratica che si definisce chip dumping, consiste nell’accordo tra due o più giocatori che si scambiano denaro tramite il gioco, riciclandolo accettando il prezzo della commissione di gioco (che quasi mai supera il 15%). Nel caso di piccole cifre è praticamente impossibile da intercettare come pratica, ma quando le somme aumentano allora è lì che devono scattare i controlli da parte del fornitore.

La storia del gioco d’azzardo sul web è piena di questi tentativi fraudolenti, talvolta anche semplici come la pratica del multi-accounting, sostanzialmente l’utilizzo di più account da parte del medesimo giocatore per giocare con più alias all’interno dello stesso torneo. In un mondo dove i giocatori sono alter-ego di se stessi è importante collegare ogni loro informazione ad un’identità reale, impellenza ben sottolineata dalle modifiche dell’articolo 53 che chiede agli operatori di gioco on line di:

  • procedere all’identificazione e alla verifica dell’identità di ogni cliente in occasione degli adempimenti necessari all’apertura e alla modifica del conto di gioco previsto ai sensi dell’articolo 24 della legge 7 luglio 2009, n. 88.
  • consentire operazioni di ricarica dei conti di gioco, ai soggetti titolari del conto esclusivamente attraverso mezzi di pagamento idonei a garantire la piena tracciabilità dei flussi finanziari connessi alle operazioni di gioco.
  • acquisire e conservare, per un periodo di dieci anni dalla relativa acquisizione, con modalità idonee a garantire il rispetto delle norme dettate dal codice in materia di protezione dei dati personali.
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