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giovedì, Aprile 25, 2024
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Sparizione della pendrive di Zagaria, l’ex capo della Mobile sentito al processo

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L’ex capo della Squadra Mobile di Caserta Angelo Morabito è stato sentito al processo sulla sparizione della pendrive di Michele Zagaria. Si tratta di uno degli episodi più controversi avvenuti nel giorno della cattura, 7 dicembre 2011, del boss dei Casalesi che si nascondeva al covo di Casapesenna. Nel dibattimento al Tribunale di Napoli Nord ad Aversa è imputato il poliziotto Oscar Vesevo all’epoca della cattura di Zagaria in servizio alla Squadra Mobile di Napoli.

LA PENDRIVE NEL CIONDOLO

Morabito ha riferito di non avere informazioni sulla pendrive incastonata in un ciondolo a forma di cuore della Swarovski mai ritrovata che secondo la Dda di Napoli avrebbe contenuto i segreti del boss. Per l’accusa (Maurizio Giordano) Vesevo si sarebbe impossessato del supporto per poi rivenderlo, anche se la persona che, secondo la Dda, avrebbe acquistato il supporto per 50mila euro da Vesevo è stato assolto da questa specifica accusa in un altro processo già celebratosi.

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Come riporta CasertaNews Morabito ha raccontato che “il giorno della cattura c’era un gran ressa fuori e dentro al covo, tanto che io non entrai nel bunker dove Zagaria si era nascosto. Ricordo fu Vittorio Pisani il primo ad entrare come richiesto dallo stesso Zagaria, poi un paio di suoi uomini, quindi Federico Cafiero De Raho, allora procuratore aggiunto, che mi sembra fu il quarto; non ricordo so se Vesevo entrò nel bunker, e comunque di quella pen-drive non ho mai avuto conoscenza“.

Per la difesa di Vesevo (rappresentata dall’avvocato Giovanni Cantelli), le parole di Morabito confermerebbero la circostanza che l’enorme quantità di persone delle forze dell’ordine presenti nel covo renderebbe molto difficile la ricostruzione di episodi come il presunto furto della pendrive.

L’ACCUSA DELLA MOGLIE DI INQUIETO

Ad accusare Vesevo soprattutto Rosaria Massa, moglie di Vincenzo Inquieto. I due coniugi ospitarono Zagaria nel covo in via Mascagni. Massa, nella testimonianza resa ad inizio 2021, riferì che il giorno della cattura di Zagaria vide Vesevo che prendeva la pendrive ma aggiunse che la stessa non era del boss ma di proprietà della figlia e che all’interno vi erano solo foto e documenti.

Il marito Vincenzo Inquieto doveva essere sentito invece nel gennaio di quest’anno ma il sostituto Maurizio Giordano ha rinunciato alla testimonianza per l’irreperibilità di Inquieto. L’uomo da tempo si è trasferito in Romania.

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