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giovedì, Marzo 28, 2024
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Filumena Marturano, storia del capolavoro scritto per Titina De Filippo

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Stasera è andato in onda Filumena Marturano su Rai 1, film tv interpretato da Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo. Si tratta della trasposizione dell’immortale commedia di Eduardo De Filippo del 1946, e, naturalmente, alla fine della trasmissione tanti spettatori si sono divisi in merito al giudizio. Molti hanno apprezzato la messa in scena del regista Franco Amato altri, invece, hanno fatto una naturale comparazione con la commedia-televisiva del 1962 recitata da Eduardo e Regina Bianchi e con il film Matrimonio all’Italiana nel quale Vittorio De Sica diresse Sofia Loren e Marcello Mastroianni.

LA DEDICA DI EDUARDO ALLA SORELLA TITINA

Proprio il drammaturgo napoletano spiegò la genesi della commedia: «Io scrissi Filumena Marturano per Titina. Avevo scritto Questi Fantasmi e ne avevo già parlato con Titina e lei mi disse che era molto triste, perché chi emerge a teatro era sempre l’uomo. Gli dissi “Titina tu sei una grande attrice lasciami pensare un poco su questo tuo malumore e aumenterò la parte dei Fantasmi”. In dodici giorni scrissi Filumena Marturano, allora avevo questa possibilità, il primo atto in una notte poi mi fermai un poco. Allora pensai uno di quei tre è figlio a te: ecco la freccia avvelenata nella schiena di Titina. Il secondo atto lo scrissi in tre giorni, il terzo atto impiegai forse una notte».

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«Poi riunì tutti e chiamai Titina che non sapeva niente. Lei aprì il copione e io lessi la commedia, dopo un silenzio profondo: alzai gli occhi e li vidi piangere tutti. Titina si alzò e mi venne a baciare le mani e poi ebbe quel successo enorme. Con una toccatina al cuore a Genova in scena, quando confessa di essere stata a parlare con la Madonna, sentì che la sua voce si rompeva da alcuni colpetti che mi annunciavano la morte di mia sorella. Titina è rimasta con me».

LA TRAMA DI FILUMENA MARTURANO

La commedia di Eduardo fu tradotta e messa in scena nei teatri di tutto il mondo. Al centro della storia c’è l’ex-prostituta che vive da anni, more uxorio, con Domenico Soriano, un ricco pasticciere napoletano che un tempo fu suo cliente. Per costringere Soriano al matrimonio, la donna si finge morente in modo da invocare le nozze articulo mortis.

Invece l’escamotage non riesce e Don Domenico cerca in tutti i modi di annullare il sacramento. Filumena è così costretta a vuotare il sacco e a confessare a Soriano che è madre di tre giovanotti e che uno dei tre è proprio figlio del pasticciere e che, proprio per il loro bene, si è decisa a cambiare vita cercando il matrimonio con lui.

Dunque Eduardo mise in scena la crisi post-bellica della famiglia borghese, personificata da Mimì Soriano, in lotta tra il patriarcato e la voglia di liberta sessuale. Una concezione valoriale bifronte resa nella battuta di Filumena: “I figli non si pagano”.

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Alessandro Caracciolo
Alessandro Caracciolo
Redattore del giornale online Internapoli.it. Iscritto all’albo dei giornalisti pubblicisti dal 2013.
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