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martedì, Marzo 19, 2024
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Taglio al Reddito di Cittadinanza, oltre 300mila persone perdono il contributo

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Diminuiscono a febbraio le famiglie con il Reddito e la pensione di cittadinanza. Infatti secondo le tabelle dell’Osservatorio Rdc-Pdc pubblicate dall’Inps nel mese scorso i nuclei con il sussidio sono 1.001.743 per 2.135.395 persone coinvolte. L’assegno medio è di 575,31 euro. A gennaio la misura contro la povertà era stata erogata a 1,16 milioni di famiglie per 2,47 milioni di persone coinvolte. Diminuiti soprattutto i nuclei composti da una sola persona, quelli per i quali il Governo sta studiando la stretta, a meno che non siano di disabili o anziani.

RECORD DI ASSEGNI A NAPOLI

I due terzi delle famiglie con il Reddito e la pensione di cittadinanza risiedono nel Sud e nelle Isole con 672.890 assegni su 1.001.743 totali erogati a febbraio. Emerge dalle tabelle dell’Osservatorio Inps. Nella sola Campania sono erogati più sussidi che in tutto il Nord, con 229.989 assegni contro i 186.694 del Nord.

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Le persone coinvolte nel complesso sono 332.832 al Nord, 264.527 al Centro e 1.538.036 al Sud. L’importo dell’assegno medio è più alto al Sud con 605,31 euro medi a fronte dei 500,29 al Nord, e dei 531,83 al Centro. Nella sola provincia di Napoli vengono erogati oltre 146mila assegni sfiorando i sussidi ricevuti nel complesso dai residenti di Lombardia, Piemonte e Veneto.

Dal reddito di cittadinanza al Mia: importi, durata e limiti sull’Isee

Il Governo è pronto a varare il Mia, cioè “Misura di inclusione attiva”. Dunque è stato deciso l’addio al Reddito di Cittadinanza anche la durata del nuovo sostegno e ci sarà la divisione in due categorie con quote a scalare: occupabili e famiglie povere senza possibilità di lavorare. Per i primi il tetto massimo di sussidio sarà di 375 euro mentre per le seconde l’importo base sarà di 500 euro. La misura dovrebbe arrivare presto in consiglio dei ministri ed essere attiva già a settembre.

“Il Mia nasce dalla volontà di risolvere il tema delle politiche attive e di spostare quello che oggi è un sussidio sul tema della politica attiva. – ha spiegato ad Agorà il sottosegretario all’Economia, Federico Freni – Quindi, ovviamente, non è una retromarcia. Si era detto che si sarebbe cambiato il reddito di cittadinanza. Si era detto che si sarebbe immaginata una misura che avrebbe consentito a chi non può lavorare di essere sostenuto e a chi non vuole lavorare di dover lavorare per forza, se la vuole. E questo si sta facendo. Con il Mia ci sarà, entro certi limiti, con determinate possibilità, la concorrenza tra lavoro e Reddito di cittadinanza”.

I POTENZIALI BENEFICIARI DEL MIA

I potenziali beneficiari, scrive il Corriere della Sera, verranno divisi in due platee: famiglie povere senza persone occupabili e famiglie con occupabili. Le prime sono quelle dove c’è almeno un minorenne o un anziano over 60 o un disabile. Le seconde quelle dove non ci sono queste situazioni ma almeno un soggetto tra 18 e 60 anni d’età. In sostanza, gli occupabili (stimati in 300 mila nuclei monofamiliari più 100 mila nuclei con più membri), che beneficiano dell’attuale Reddito al massimo per 7 mesi nel 2023 e comunque non oltre il 31 dicembre, scaduta la prestazione potranno presentare la domanda per la Mia: che però, per loro, sarà meno generosa e avrà una durata inferiore rispetto al Reddito di cittadinanza e anche alla Mia di cui beneficeranno le famiglie senza persone occupabili.

PER CHI RESTA IL CONTRIBUTO 

Le famiglie povere continueranno a ricevere un sussidio, la Mia appunto, il cui importo base (per un single) dovrebbe restare di 500 euro al mese, come nel Reddito. C’è invece ancora discussione sulla quota aggiuntiva nel caso in cui il beneficiario debba pagare l’affitto. Il Reddito prevede fino a 280 euro al mese. Con la Mia questa quota potrebbe essere alleggerita e modulata sulla numerosità del nucleo familiare. Gli occupabili vedono l’assegno base ridotto a 375 euro.

Anche sui tempi del sostegno è prevista una stretta

Mentre per i poveri tout court la Mia durerà, in prima battuta, fino a 18 mesi (come ora il Reddito), per gli occupabili non più di un anno. Ma la proposta del governo dovrebbe recuperare anche l’idea del “decalage” avanzata alcuni mesi fa dal sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. Il nuovo sussidio, in sostanza, non si potrà più chiedere a ripetizione, come il Reddito, ottenendo ogni volta altri 18 mesi di assistenza.

Per le famiglie senza occupabili, dalla seconda domanda in poi, la durata massima della Mia si ridurrà a 12 mesi. Come accade ora, prima di chiedere nuovamente la prestazione dovrà passare almeno un mese. Per i nuclei con persone occupabili, invece, la Mia scadrà al massimo dopo un anno la prima volta e dopo sei mesi la seconda e una eventuale terza domanda di sussidio si potrà presentare solo dopo una pausa di un anno e mezzo. Insomma un percorso a esaurimento per spingere il più possibile gli interessati a cercarsi un lavoro.

I CONTROLLI SUI REQUISITI

Fatta la domanda, per via telematica, la prestazione sarà riconosciuta solo dopo che saranno stati fatti i controlli incrociati sul possesso dei requisiti (reddito, patrimonio, veicoli, eccetera) e i nuclei familiari senza occupabili saranno indirizzati ai Comuni per i percorsi di inclusione sociale mentre gli altri verranno avviati ai centri per l’impiego dove, come condizione per ottenere la Mia, dovranno sottoscrivere un patto personalizzato. Per gli occupabili la riforma, oltre ai centri pubblici per l’impiego, coinvolgerà le agenzie private del lavoro.

STRETTA SULL’ISEE

Secondo le indiscrezioni il tetto Isee per aver diritto alla nuova Misura di inclusione attiva dovrebbe scendere dagli attuali 9.360 euro percepiti con il Reddito di cittadinanza a un massimo di 7.200 euro. Un taglio di oltre 2mila euro dell’indicatore della ricchezza familiare che rischia di far fuori una fetta significativa della platea di potenziali beneficiari, probabilmente un terzo. In positivo, rispetto al Reddito, sarà invece corretta la cosiddetta scala di equivalenza, quella che fa aumentare l’importo del sussidio in base al numero dei componenti la famiglia, per migliorare l’assistenza ai nuclei numerosi.

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