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martedì, Aprile 23, 2024
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Taglio dei parlamentari, Meritocrazia Italia: “Non sia una riforma incompiuta”

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Meritocrazia Italia, all’esito della approvazione del ddl n. 214-515-805-B che
modifica la costituzione portando i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315
a 200, ritiene che tale riforma, seppure condivisibile sul piano dei principi
ispiratori, potrebbe essere incompiuta laddove non sia combinata,
nell’immediato, con altre modifiche costituzionali riguardanti il ruolo e il
funzionamento delle Camere e delle altre istituzioni democratiche
decentrate.

La norma appena approvata potrà avere concreta valenza solo se essa
verrà percepita e veicolata non come la formalizzazione di una istanza
antiparlamentare, bensì come il primo passo di un organico percorso di
riforme, volte a dare centralità al disagio del cittadino rafforzando il potere di
gestione delle autonomie locali.
Il vero costo della politica da abbattere, difatti, non è costituito dagli
emolumenti percepiti dai parlamentari – di impatto assolutamente risibile nel
bilancio dello stato – bensì dagli ostacoli allo sviluppo del paese che una
anacronistica suddivisone dei poteri comporta e che una errata
rappresentanza democratica potrebbe peggiorare.

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E’ evidente, difatti, che una mera riduzione dei parlamentari senza un
contemperamento dei poteri delle altre istituzioni democratiche decentrate
costituirebbe un grave ed inspiegabile vulnus alla possibilità di una parte
cospicua del territorio nazionale di essere rappresentato.
C’è una netta differenza tra rappresentanza e rappresentatività perché con
il taglio dei parlamentari certamente non si scalfisce la prima ma si
destabilizza la seconda. Soprattutto nelle macro aree si avrà una
deformazione del concetto costituzionale posto alla base del numero dei
parlamentari, ossia l’equazione tra il numero della popolazione ed il
quoziente dei rappresentanti parlamentari (rispettando anche il requisito di
equipollenza tra maggioranza ed opposizione).
Prova ne sono gli effetti della incompiuta riforma delle Provincie, che,
mutate nel nome, oramai prive di risorse e pregne di compiti, gettano
ancora scompiglio nelle realtà territoriali.
Meritocrazia Italia, pertanto, auspica che il provvedimento varato oggi non
sia prodromico al perseguimento di istanze meramente demagogiche ma
sia invece il primo passo verso una ricerca seria di equilibri costituzionali
nuovi, condivisi e realmente volti allo sviluppo organico del paese.
La Maggioranza dovrebbe da subito curare gli interventi legislativi
consequenziali atteso che il nostro paese non ha solo bisogno di tagli di
spese ma di interventi invasivi ed organici sulla burocrazia che rendano
efficienti e di facile apprensione i servizi per il cittadino.

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