Rischia 20 anni di carcere Nino Capaldo, 58enne di Frattamaggiore accusato di aver ucciso Massimo Lodeserto. Nino Capaldo, in passato affiliato al clan Gagliardi-Fragnoli, è stato arrestato con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Ha ammesso di aver ucciso la vittima all’interno della propria cantina, colpendola alla testa con diverse martellate. I familiari di Lodeserto avevano perso le sue tracce il 30 agosto 2023 e avevano denunciato la sua scomparsa.
Inizialmente, a Capaldo era stata contestata anche l’aggravante della premeditazione, poi non confermata. “Ha agito per legittima difesa“, sostiene l’avvocato Gianluca Orlando, che assiste l’imputato. “Quando si sono incontrati, Lodeserto aveva con sé una pistola finta. Capaldo ha visto l’arma e pensava fosse vera”. La vittima aveva con sé le chiavi del proprio alloggio. Capaldo le avrebbe prese, sarebbe andato a casa sua e avrebbe riposto lì la pistola finta, ritrovata in un secondo momento dagli inquirenti. Poi avrebbe tenuto nascosto il cadavere per oltre tre mesi, fino a quando le forze dell’ordine l’hanno ritrovato dopo lunghe indagini. L’avvocato Orlando ha chiesto per il suo assistito l’assoluzione o la riformulazione del reato in eccesso colposo di legittima difesa.
Nel 2014, Capaldo aveva già commesso un omicidio a Mondragone. Il giorno in cui ha ucciso di nuovo, era agli arresti domiciliari. In base a quanto ha confessato, il delitto in via San Massimo sarebbe dovuto a una questione di soldi. Non si tratterebbe di un debito da saldare. In mezzo ci sarebbe una donna che, dopo avere intrecciato una relazione con Lodeserto, avrebbe iniziato a frequentare Capaldo e a parlargli di 100.000 euro che Lodeserto avrebbe preso da un’attività che gestivano insieme. Capaldo avrebbe iniziato a chiedere quei soldi con insistenza, tramite telefonate e messaggi, a Lodeserto. Fino al 30 agosto, quando lo ha invitato, per un chiarimento, a casa sua, in via San Massimo 33. E tutto è finito in tragedia.