E? una storia di cronaca nera che non è mai più svanita nel dimenticatoio. Da una parte ci sono i familiari di Vittorio Rega, gente perbene che con la criminalità organizzata non ha niente a che fare. Dall’altra parte c’erano – e ci sono – i clan di camorra di Marcianise. Nel lontanissimo e tristissimo 1996, i sicari dei Mazzacane puntarono una Honda di colore azzurro. L’uomo alla guida era l’obiettivo. Lo pedinarono, senza farsi scoprire. Poi, alla prima occasione utile, fecero fuoco. L’uomo cadde a terra, crivellato di proiettili, esanime. Era, però, l’uomo sbagliato. Vittorio Rega fu colpevole di essere alla guida di una motocicletta praticamente uguale a quella di un altro uomo, l’obiettivo reale. L’altro era – ed è – un uomo della paranza dei Quaqquaroni, sempre di Marcianise.
Alla fine degli anni ’90, le due paranze di fronteggiarono per conquistare l’area marcianisana, negli anni a venire. La guerra l’avrebbero vinta i Belforte, paranza Mazzacane compresa. A terra, però, rimasero decine di morti. Vittorio Rega compreso. Per quell’omicidio di camorra – un omicidio sbagliato – sono arrivate solo oggi le condanne definitive per esecutori e mandanti. Come riassunto anche dai colleghi di Caserta News, “30 anni a Pasquale Cirillo, 20 anni a testa ad Antonio Bruno e proprio a Salvatore Belforte. Belforte e Bruno, però, hanno potuto beneficiare delle attenuanti generiche per aver, di fatto, confessato l’omicidio”.