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lunedì, Maggio 6, 2024
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Ultrà ucciso, la speranza di Manduca:«Non hanno niente»

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Fabio Manduca, l’ultrà del Napoli arrestato con l’accusa di aver investito volontariamente l’ultrà dell’Inter Daniele Belardinelli lo scorso 26 dicembre poco prima dell’inizio della partita Inter-Napoli era convinto che dopo due mesi non sarebbero risaliti a lui. Lo si evince nelle 86 pagine dell’ordinanza di custodia cautelare in cui, come riportato da Giancarlo Tommasone su Stylo24, Manduca viene descritto dagli inquirenti come un indagato dall’«indole violenta ed una elevata pericolosità criminale». Un personaggio che avrebbe legami con diversi clan di camorra e che, come ribadisce il gip « «appare verosimile che Fabio Manduca sia un soggetto inserito stabilmente nel tessuto criminale del suo territorio oltre ai legami molto stretti con le frange estreme dell’ambiente dei tifosi ultras».

C’è in particolare un’intercettazione che mostra come l’uomo sembrasse sicuro di non essere entrato nel mirino degli investigatori. Manduca viene intercettato lo scorso aprile mentre parla con un suo amico, tale Agostino. Discutono del fatto che la stampa abbia riportato il nome degli indagati per la morte di Belardinelli e che si starebbe prefigurando l’accusa di omicidio volontario. Agostino, afferma: «Ho detto io, ma quale omicidio? Ho detto io… fratello». E Manduca sottolinea: «Quale omicidio? Quello si è lanciato lui davanti alla macchina… fratello». C’è poi un’altra intercettazione in cui da lontano si sente brevemente, la voce del 39enne che dice: «Dopo due mesi le macchine non hanno niente… davanti… sotto»

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