Angherie e soprusi. Continue richieste che hanno portato all’esasperazione intere famiglie. Frutto di una camorra stracciona che non esitava a chiedere anche 100 euro pur di affermare il suo potere. C’è questo e molto altro nell’ultima ordinanza di custodia cautelare (firmata dal gip Cerabona) nei confronti del gruppo del Rione Kennedy di Secondigliano, i Cesarano e che ha portato due giorni fa all’arresto di Andrea Cesarano (figlio del boss Giovanni ‘o palestrat ex esponente di rilievo del clan Licciardi), suo cognato Salvatore Sibilio e Domenico Quindici (leggi qui l’articolo). Significativa la denuncia di un commerciante presentata nel novembre del 2019.
Le richieste estorsive ai commercianti
L’uomo ha riferito che Salvatore Sibilio si era presentato, unitamente ad un altro soggetto, nel suo negozio, intimandogli di andare al garage dove Andrea Cesarano lo aspettava per parlargli. Nel corso della stessa giornata Sibilio era ritornato nel negozio per altre tre volte, in una occasione da solo, nelle altre in compagnia di altri soggetti, intimando nuovamente, con tono minaccioso, all’uomp di presentarsi nel garage al cospetto di Cesarano junior. Dopo poco, un altro giovane, con tono ancor più minaccioso di quello utilizzato in precedenza da Sibilio, si era presentato al negozio, intimando ancora una volta all’esercente di raggiungere Andrea Cesarano, che stava perdendo la pazienza. Il giorno successivo l’uomo si presentava presso il garage di Cesarano, che gli diceva che era stato costretto a convocarlo perché «Aveva urgente bisogno di un regalo… di un paio di scarpe». L’uomo consegnava così la somma di 200 euro a Cesarano e per evitare che questi mandasse altri emissari nel suo negozio. L’uomo precisava che fin dalla prima convocazione ricevuta da Sibilio e dagli altri emissari del Cesarano aveva ben compreso di essere sottoposto a richieste estorsive.
La richiesta di un giubbotto per Andrea Cesarano
Il giorno dopo era poi arrivato il primo arresto dei membri del gruppo (operato dagli agenti del commissariato di Secondigliano) e l’uomo era stato contattato dalla madre di Cesarano (che non risulta indagata in questo procedimento) che gli aveva chiesto di comprare un giubbotto al figlio Andrea, che era detenuto e ne aveva bisogno. L’esercente aveva risposto alla donna che lo avrebbe fatto; invece, non aveva comprato alcunché, né la donna lo aveva ricontattato per insistere nella sua richiesta. ». L’uomo ha poi riferito ai poliziotti che la donna gli «aveva telefonato diverse volte» e «gli aveva detto di dover andare in carcere al colloquio con il figlio e che in quella circostanza gli avrebbe dovuto portare il giubbotto chiesto dal figlio». Cesarano, Sibilio e Quindici risultano attualmente già detenuti per altri episodi di estorsione, commessi sempre nel quartiere di Secondigliano, per i quali, nel luglio 2020, hanno riportato sentenza di condanna di primo grado. Proprio nei giorni scorsi per i tre era arrivata la sentenza di appello che confermava, con alcune riduzioni, le condanne (leggi qui l’articolo).
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