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giovedì, Maggio 9, 2024
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CAMALDOLI, QUELLA COLLINA IN PERICOLO

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DAGLI ABUSI AI DISSESTI




MARANO – L’importanza e la delicatezza della situazione imporrebbero un ritmo di marcia serrato nella bonifica della Collina dei Camaldoli. Il versante dio Marano dela collina è ad alto rischio. Un timido segnale di ripresa è giunto dalle riunioni e conferenze dei servizi di questi ultimi mesi, che hanno rilanciato l’allarme. Il dissesto idrogeologico si traduce in rischio che il terreno sottostante possa cedere, specie in condizioni climatiche critiche, come durante i temporali estivi e invernali. Per questo ora si cercherà di accelerare i lavori di costruzione di una nuova fogna, finanziata per 20 milioni di euro dal commissariato per l’emergenza sottosuolo.
Il rischio è stato segnalato negli anni passati da esperti e da eqùipe universitarie che si sono interessate alla zona, portando avanti ricerche e studi che hanno chiarito le cause del problema. I risultati a cui sono giunti hanno sempre evidenziato due aspetti distinti del problema: uno naturale, legato alle caratteristiche morfologiche della roccia che struttura la collina, ed uno umano dovuto alla speculazione edilizia che per anni ha imperversato su tutta l’area.
L’eccessiva impermeabilizzazione del terreno ha ripercussioni notevoli sui tre fronti che si affacciano sulla collina: Napoli, Marano e Quarto, infatti, devono convivere con il rischio delle inondazioni ogni volta che l’acqua piovana inevitabilmente si riversa su queste città. «È importante non creare eccessivi allarmismi – afferma Biagio Sgariglia, assessore all’urbanistica del Comune di Marano, che segue la questione da anni – perché il problema esiste, ma non è assolutamente paragonabile a quello di Sarno, dove esiste una situazione molto più grave dal punto di vista morfologico, da cui ha avuto origine la tragedia del ’98».
A questo punto, dopo quasi vent’anni di speculazione selvaggia e scarsa considerazione verso il problema, è importante intervenire per evitare che la situazione possa degenerare ulteriormente. Il commissario di governo, con un progetto regionale che bypassa i comuni, ha decretato la necessità di un intervento di recupero da compiersi entro l’anno, in modo tale da restituire sicurezza e vivibilità ad un’area che ospita alcune decine di migliaia di abitanti.
L’intervento previsto, il cui costo dovrebbe aggirarsi intorno ai venti milioni di euro, ha una priorità su tutte: creare o sostituire una rete fognaria del tutto insufficiente a drenare l’acqua che dalla collina si riversa sulle città. Un grosso beneficio da quest’opera lo avrà il comune di Marano che, senza impegnare soldi propri, otterrà una rete fognaria nuova di zecca nella zona a ridosso della collina: via del Mare e via Recca in primis, risolvendo un problema, quello dello smaltimento delle acque piovane, che in mancanza di solchi idrografici naturali, provoca inondazioni continue.
Per quanto riguarda i tempi d’intervento, nessuno si sbilancia nel fissare una data sicura, né per la presentazione del bando, né per l’inizio dei lavori, anche se si vocifera che il prossimo mese di Maggio potrebbe essere quello decisivo per l’individuazione della ditta assegnataria dell’opera.



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Tufo più resistente, ma resta il pericolo




Il dissesto idrogeologico della Collina dei Camaldoli non è paragonabile a quello ben più grave paesi dell’alta Irpinia (Quindici, Sarno, Episcopio), per la diversa conformazione delle rocce e per le conseguenti reazioni chimiche con l’acqua. La roccia tufacea che si trova sui Camaldoli ha una tenuta maggiore di quella calcarea di Quindici. Quest’aspetto è rilevante in termini di assorbimento delle acque da parte del terreno: la roccia calcarea, a causa della percentuale di sale che contiene, diventa impermeabile nel giro di un giorno, mentre quella tufacea ha una tenuta maggiore che consente di drenare l’acqua per un paio di giorni in più.





AMEDEO PUGLIESE – Il Mattino 13 febbraio 2003

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