Testimone di un omicidio a soli tredici anni. Teste coraggio, non si tira indietro, non volta lo sguardo, ma fissa nella memoria la sequenza del delitto. Omicidio all’esterno del Magic World di Licola, c’è chi ha visto il killer (che resta presunto fino a prova contraria) e che ha raccontato la sua versione ai carabinieri. Tredici anni, una storia da raccontare in poche parole: «È stato lui ad uccidere, quella mattina l’ho visto puntare la pistola e premere il grilletto». Parole a cui i giudici mostrano di credere e che tengono in cella Mario Buono, il 23enne indagato per l’omicidio di Nunzio Cangiano commesso all’esterno della biglietteria del parco acquatico. È il dieci agosto dello scorso anno, un venerdì mattina, cielo nuvoloso, poca gente in fila alla cassa della cittadella dei divertimenti, il «sogno» esotico di chi resta in città e non si sposta verso mete di villeggiatura. Marco (nome di fantasia) è assieme alla famiglia quando entrano in azione i killer. Sono in due, hanno il cappellino con la visiera, abiti estivi, perfettamente mimetizzati nel contesto vacanziero del parco dei divertimenti. Uno dei due impugna l’arma con «la canna lunga e nera», per usare l’espressione del babytestimone, si avvicina a Nunzio Cangiano e fa fuoco. È una resa dei conti nel corso della interminabile faida di Secondigliano, che porta ad uccidere un ex del clan Di Lauro transitato nelle file degli scissionisti, in un agguato che si consuma decine di chilometri lontano dalle vele e dalle piazze di spaccio. Sono le 9.30 del mattino, sangue e terrore, tutti scappano, scappa anche Marco, che fa però in tempo a registare nella memoria particolari destinati a diventare decisivi nel corso dell’inchiesta. Li racconterà qualche ora dopo l’omicidio, ai carabinieri del colonnello Fabio Cagnazzo: «Aveva gli occhi azzurri, l’ho visto bene in volto». Poi, di fronte all’album fotografico, non ha avuto esitazione. Su tredici fotoriproduzioni, Marco ha puntato l’indice sulla numero nove, quella di Mario Buono, il presunto killer dell’acqua park di Licola. Un’accusa ritenuta attendibile in più gradi di giudizio. Dinanzi ai giudici del Riesame e della Cassazione, che hanno di volta in volta rigettato l’istanza di scarcerazione dell’indagato. La difesa di Buono, rappresentata dal penalista Diego Abate, ora promette battaglia. «Era quel giorno in fila assieme a noi, poi l’ho visto premere il grilletto», ha raccontato il ragazzino prima di finire sotto scorta. Di fatto, da quel giorno la sua vita è cambiata di colpo. La sua e quella della famiglia. Vive protetto, lontano da Napoli. Resta, oggi appena quattordicenne, un elemento cardine nel corso dell’inchiesta condotta in questi mesi dai pm della Dda di Napoli Luigi Alberto Cannavale e Stefania Castaldi. La sua versione dei fatti dovrà essere confermata in aula, nel corso di un probabile processo in assise, quando sarà necessario ripartire da quella mattinata di agosto che gli ha cambiato la vita.
LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 12/03/08