Da ieri la «Star box srl» ha ripreso a lavorare regolarmente, il magistrato ha concesso la custodia giudiziale ai cinque soci dell’azienda di carta e imballaggi, accusati di bancarotta fraudolenta. I finanzieri del comando gruppo di Giugliano, hanno scoperto che la società con sede in via Edison a Melito, era praticamente la stessa azienda che nel 2002 aveva dichiarato fallimento: la «Eurotex», e fino all’altro giorno, aveva continuato ad operare ma sotto altro nome. La truffa risale al 2002. L’ultimo bilancio dell’azienda registrava un passivo di circa 1 milione di euro, così la «Eurotex», in vista delle difficoltà a far fronte al credito vantato da fornitori e dipendenti, dichiara bancarotta. Prima però, gli amministratori vendono tutti i macchinari, poi distruggono il carteggio relativo alla contabilità e, apparentemente, spariscono dal mercato. A scoprire la maxitruffa messa in piedi ai danni dei creditori che avevano investito e perso capitali per l’insolvenza dell’azienda, i finanzieri di Giugliano. L’indagine degli uomini comandati dal maggiore Geremia Guercia e dal capitano Michele Ciarla, ha fatto luce su un fallimento solo fittizio: in realtà la «Eurotex» aveva solo cambiato nome, divenendo la «Star box srl». I soci della prima azienda avevano cancellato ogni traccia dei bilanci che avrebbero dimostrato una insolvenza solo fittizia, poi avevano trasferito i macchinari, passibili di sequestro in caso di bancarotta, dalla vecchia alla nuova società che aveva la stessa ragione sociale, e addirittura non aveva mai cambiato sede. A gestire la «Star box», lontani familiari dei truffatori ai quali continuavano a far capo le attività della ditta. Accertamenti patrimoniali e indagini congiunte, hanno consentito ai militari di ricostruire le fitte trame di un inganno stimato intorno a un milione di euro. Il fascicolo con l’inchiesta è stato consegnato al Gip che, su richiesta dei pm, ha disposto il sequestro preventivo della «Star Box Srl». Le fiamme gialle hanno dato esecuzione al provvedimento apponendo i sigilli ad un capannone di oltre 800 metri quadri, dal valore di circa 550mila euro. Sequestrati anche 51 macchinari del valore di 620mila euro. Soldi che probabilmente serviranno a risarcire i creditori. I cinque i responsabili della truffa invece, dovranno rispondere di concorso in bancarotta fraudolenta, intanto però, il magistrato gli ha concesso di continuare a lavorare per non lasciare i dipendenti senza lavoro.
MONICA D’AMBROSIO
Il Mattino il 12/03/08