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«GOMORRA E GIORNALI TURBANO IL PROCESSO»

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Se la prende con la giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, con l’autore di Gomorra Roberto Saviano e con una presunta trama architettata dal pm anticamorra Raffaele Cantone. È il minaccioso intervento dei boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine (latitante da 12 anni) nel corso del processo Spartacus, dinanzi alla prima sezione di corte d’assise d’appello Raimondo Romeres. I boss del Casertano parlano per bocca del suo difensore Michele Santonastaso (e del suo collega Carmine D’Aniello): chiedono che il processo venga trasferito in un altro distretto giudiziario, affidandosi a una richiesta di «legittima suspicione». Un’istanza motivata in sessanta pagine lette in aula tutte d’un fiato, nel silenzio dell’aula bunker Ticino due, al cospetto di giudici e avvocati, ma anche di tanti imputati e parenti di presunti affiliati. In sintesi, Bidognetti e Iovine sostengono che i giudici napoletani non sono sereni, di fronte al tentativo di condizionamento della Dda di Franco Roberti: una trama che sarebbe stata consumata grazie a un presunto disegno del pm Raffaele Cantone nella gestione dei pentiti e da giornalisti e scrittori bollati come «prezzolati». Secca la replica del capo della Dda di Napoli Franco Roberti, chiamato in causa dall’intervento letto dal penalista Santonastaso: «Gli imputati Bidognetti e Iovine avranno le risposte che meritano nelle sedi competenti». E un primo effetto l’istanza di legittimo sospetto l’ha provocato. Gli atti del processo Spartacus – il più importante atto d’accusa alla camorra dei casalesi – finiscono in Cassazione. Ora spetta alla Suprema Corte stabilire se ci sono i presupposti per il trasferimento del processo lontano dalla sua sede naturale, di fronte all’ipotizzata mancanza di serenità dei giudici napoletani. Ecco come si rivolgono Bidognetti e Iovine (condannati in primo grado all’ergastolo per omicidi e delitti di camorra) nei confronti della giornalista Rosaria Capacchione, che quotidianamente segue per il Mattino la cronaca giudiziaria in uno dei distretti più pericolosi d’Italia: «Una giornalista prezzolata dalla Procura di Napoli, puntuale a soddisfare con la penna le esigenze di alcuni pm»; ma anche ad assecondare una trama volta a colpire avvocati e giudici liberi. Parole che rischiano di creare allarme, di provocare pericolose sovraesposizioni agli occhi di chi era presente ieri nel bunker di Poggioreale. Non mancano riferimenti a Roberto Saviano, autore del best seller sulle pagine più nere scritte dalla camorra campana. Quella pronunciata ieri dall’avvocato Santonastaso è il primo caso di richiesta di sospensione di un processo a causa di un romanzo. Nelle sessanta pagine lette ieri in aula viene citato uno dei brani di «Gomorra», tanto che i due boss chiedono «al buon Saviano» di conoscere la fonte di un episodio raccontato nel corso del fortunato romanzo. Anche questo – si legge – «è un tentativo di condizionare l’attività dei giudici», tanto che l’autore viene esortato a «fare bene il proprio lavoro».

LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 14/03/08

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«Acquisiremo il verbale per capire chi ha sbagliato»

«Pronti ad acquisire i verbali d’udienza, anche per verificare come è potuto accadere tutto ciò». Dopo la richiesta di sospensione del processo dei boss Bidognetti e Iovine, si muove la commissione parlamentare antimafia presieduta da Francesco Forgione. Cosa può comportare un attacco del genere a giornalisti e scrittori? «Non può sfuggire l’evidente carico di intimidazione presente nella richiesta pronunciata ieri in aula. Sono parole che hanno un prociso messaggio e, in alcuni casi, hanno anche chiari interlocutori». Qual è lo scopo? «Dare un segnale ai propri affiliati, dimostrare che il boss è ancora presente e reattivo». In che senso? Perché chiamare un giornalista «prezzolato» è un segno di potere? «Il clan di Francesco Bidognetti – come abbiamo chiarito nella relazione conclusiva della Commissione – ha subito un colpo decisivo con il pentimento del fratello del boss. Una scelta collaborativa che può creare sgomento, o addirittura un effetto domino interno all’organizzazione. C’è disperazione e incertezza nelle fila del cartello camorristico e la mossa di ieri mattina ne è una evidente dimostrazione». Cosa può provocare la tesi letta ieri in aula? Ed è era opportuno leggere una richiesta che poteva essere depositata sul tavolo del collegio? «C’è innanzittutto un problema di tutela della giornalista e delle altre persone citate. Immaginiamo una professionista additata come ”prezzolata” dalla Procura che vine a Caserta, che torna a casa di notte, in un contesto ad alta densità camorristica. Ora la Commissione si occuperà del caso, quanto alla richiesta sostenuta ieri in aula, mi auguro che i giudici, in qualsiasi sede, non concedano benefici a nessuno». l.d.g.

LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 14/03/08


Comunicato del Cdr del Mattino

Il Comitato di Redazione del Mattino condanna l’inaccettabile e inquietante episodio avvenuto ieri in un’aula giudiziaria, dove sono state rivolte pesanti intimidazioni nei confronti della cronista del Mattino Rosaria Capacchione, dello scrittore Roberto Saviano e del giudice Raffaele Cantone. Il Cdr, a nome di tutti i giornalisti del Mattino, respinge con fermezza qualunque tentativo della camorra di condizionare o impedire la libertà di stampa e di espressione. Nell’esprimere solidarietà alla collega Rosaria Capacchione, a Roberto Saviano e al giudice Raffaele Cantone, i redattori del Mattino ribadiscono il loro impegno a fornire quotidianamente un’informazione libera e autonoma da qualunque condizionamento, nella consapevolezza che essa rappresenta un valore irrinunciabile in un territorio infestato dalla criminalità organizzata. Il comitato di redazione

Il Mattino il 14/03/08

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