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lunedì, Maggio 20, 2024
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Mozzarella di bufala a rischio: in azione 400 carabinieri del Nas e del Noe, al setaccio anche gli allevamenti

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Avvelenamento di sostanze finalizzate alla produzione, commercio di prodotti adulterati e frode in attività commerciale. Sono queste le ipotesi di reato alla base dell’inchiesta condotta dai carabinieri del Noe e del Nas che ieri hanno eseguito ispezioni e perquisizioni in caseifici e allevamenti attivi nel comparto produttivo della mozzarella di bufala e hanno sequestrato prodotti caseari e partite di latte risultati non in regola con i limiti massimi di concentrazione di diossina. Un intervento massiccio al quale hanno partecipato 400 uomini, coordinato dai pm di Napoli Paolo Sirleo, Giuseppe Noviello e Alessandro Milita: complessivamente l’azione ispettiva ha interessato 29 caseifici e 112 allevamenti dislocati in tre province, altrettante persone indagate. Le zone interessate sono prevalentemente il Casertano (Aversa, Villa Literno, Grazzanise, Castelvolturno, Marcianise, Mondragone, Capua, Santa Maria la Fossa, Cancello e Arnone) ma l’azione dei militari si è estesa anche nel Napoletano (Portici, Nola, Villaricca, Giugliano, Cicciano, Caivano) e nell’Avellinese (Lauro e Monteforte Irpino). Nei prossimi giorni verranno eseguite contro-analisi sui campioni di latte e prodotti caseari sequestrati per la conferma dell’eventuale presenza di diossina. Ma l’inchiesta non si ferma qui. Altri due filoni investigativi sono al vaglio della Procura: il primo riguarda il ruolo svolto dai servizi veterinari ed epidemiologici delle Asl (cui spetta l’attività di controllo) ed eventuali condotte omissive; l’altro (e questo spiega l’interesse della Dda nell’indagine) è relativo all’ipotesi che alcune di tali attività possano essere riconducibili a esponenti della criminalità organizzata o a loro prestanome. I primi segnali di allerta si erano già registrati nei giorni scorsi, dopo alcune segnalazioni relative a partite di mozzarella «non a norma» provenienti da alcuni caseifici dell’Aversano. Il passaggio successivo è stato il sequestro di alcuni punti vendita e di vari allevamenti in tutta la provincia di Caserta. Insomma, nell’arco di due settimane – su disposizione delle Asl di zona – sono stati chiusi 66 allevamenti dove veniva prodotta mozzarella di bufala utilizzando latte alla diossina. Un dato che le autorità sanitarie regionali stanno tuttora analizzando anche alla luce di uno screening svolto nei mesi scorsi: secondo lo studio, da ottobre 2007 a febbraio 2008 i casi di positività alla diossina accertati sono risultati appena 16 su 117 campioni esaminati. Ma è l’andamento delle ultime verifiche a preoccupare gli esperti: su settanta analisi a campione eseguite negli ultimi sette-dieci giorni nelle due Asl della provincia di Caserta, 30 sarebbero risultate fuori norma. Sarebbe emersa cioè una percentuale di diossina superiore «al parametro 6», limite massimo consentito per legge. Il valore tra 6,7 e 6,9 (sommando diossine e diossinosimili) – avverte l’Istituto zooprofilattico – rappresenta in ogni caso un dato di attenzione, ma non un allarme. Saranno ora le contro-analisi eseguite nei centri specializzati di Teramo, Brescia e Roma a confermare l’eventuale rischio salute derivante da una possibile concentrazione di diossina in livelli superiori a quelli previsti dalla legge. Secondo Legambiente «l’operazione dei carabinieri è certamente il modo migliore per garantire non solo i consumatori ma gli stessi allevatori e produttori di mozzarella che si sentono oggi penalizzati dal provvedimento». «Il rigore dei controlli è una garanzia per tutelare la salute dei cittadini e salvaguardare uno dei prodotti simbolo del made in Italy», ribadisce Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente della Camera.

LORENZO CALÒ
Il Mattino il 20/03/08

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«Tolleranza zero, i controlli unica arma»

Antonio Limone è il commissario dell’istituto zooprofilattico del Mezzogiorno che, in questi giorni, distribuisce campioni di latte bufalino campano in tutti i laboratori pubblici e privati d’Italia che ormai, assicura Limone, «praticamente si occupano solo della Campania, anche per evitare il fermo eccessivo di aziende che potrebbero risultare in regola». E chi si occupa degli altri? Problemi di diossina non ne abbiamo solo qui. «In Lombardia c’è un’emergenza diossina nelle aree industriali. Come si stiano regolando, però, non lo so. Ed ora mi interessa meno. Mi limito a notare che ogni struttura italiana lavora sul caso Campania. Non c’è realtà, dunque, più controllata e filtrata di questa». In 16 campioni, avete spiegato circa un mese fa, è stata rilevata diossina oltre i livelli consentiti. «Era appena superiore. A quei livelli occorrerebbe mangiare un chilo e mezzo di mozzarella al giorno per settimane. Ma non nascondiamoci dietro un dito. La diossina nel latte non ci deve stare. Nè tanta nè poca». E i livelli minimi consentiti? Cosa vogliono dire allora? «La diossina si accumula negli anni nel grasso dell’organismo. Il consumatore nel latte e nella mozzarella non ce la vuole ed ha ragione. Il nostro obiettivo dunque non è rispettare i limiti di legge. Il nostro obiettivo è: diossina zero. Se lo immagina il parmigiano con un livello accettabile di metalli pesanti? La mozzarella va nel mondo, deve andarci pulita». Intanto continua l’invio ai laboratori italiani di campioni per gli esami. In che tempi i risultati? «Quelli tecnici che, purtroppo, non è possibile restringere più di tanto. Ogni campione richiede una media di dieci giorni, ogni laboratorio non può lavorare più di tanti campioni per volta. Mi rendo conto dell’urgenza per le aziende. Si sta facendo di tutto per ampliare la cerchia dei laboratori». Ce ne sono di ottimi all’estero, anche in Canada. «Certo, ma questo aggraverebbe i tempi. E il tempo sta diventando un’urgenza seria nel problema». Questo per i controlli straordinari. Per quelli ordinari? «Parliamo del Casertano che ha 980 allevamenti bufalini senza contare tutti gli altri. I veterinari sono circa 80. Non bastano. Urgono rinforzi. E l’occasione è buona per ricordarlo».

CHIARA GRAZIANI
Il Mattino il 20/03/08


La fabbrica dell’oro bianco messa in ginocchio da tre crisi

Un settore in crisi, stretto nella morsa dell’emergenza rifiuti, dell’allarme brucellosi e, nelle ultime settimane, anche del rischio diossina. Un calo delle vendite di mozzarella di bufala che a gennaio ha raggiunto punte del 45 per cento rispetto all’anno scorso, oltre 40 milioni i litri di latte rimasti invenduti: i caseifici non lo ritirano per un abbassamento dei volumi di produzione. «È chiaro che queste vicende rappresentano una ferita al patrimonio di credibilità del settore – spiega Franco Consalvo, presidente del Consorzio di tutela della mozzarella di bufala campana Dop – ma va anche precisato che l’incidenza complessiva dei sequestri cautelari sul complesso del patrimonio bufalino si attesta al 3,5% in termini di numero di allevamenti. Anche questa una ferita profonda, ma circoscritta». In ogni caso il Consorzio «plaude» all’inchiesta della magistratura, dei Nas e del Noe: «Le ispezioni degli allevamenti sono un atto dovuto, poiché gli allevatori vengono nominati custodi giudiziari delle mandrie e, quindi, si impone un controllo incrociato per la verifica dell’ottemperanza da parte di entrambi i soggetti della filiera». Tuttavia resta diviso il mondo degli allevatori, dei produttori e dei trasformatori: Lino Martone, presidente del Siaab, il sindacato autonomo degli allevatori della provincia di Caserta, parla di «aspetti surreali con un danno ingente per il settore: da quando sono iniziati i provvedimenti di sequestro ad oggi, milioni di euro sono stati gettati insieme a milioni di litri di latte distrutti. La cosa più grave è che questa recrudescenza avviene a tre giorni da Pasqua, ossia il momento di riavvio del consumo di mozzarella». È dei giorni scorsi la richiesta alla Regione – da parte delle aziende – della certificazione dello stato di crisi: a rischio ci sono almeno 30 mila bufale (che potrebbero essere abbattute nell’ambito del piano anti-brucellosi) su un totale di 180 mila capi dell’intera provincia di Caserta. Da sciogliere anche il nodo degli indennizzi economici che il settore attende dalla Regione. Ecco anche perché nei giorni scorsi allevatori e produttori hanno protestato bloccando l’A1 all’altezza di Capua, portando in strada i trattori e arrivando allo scontro con la polizia. Né è parso risolutivo il tavolo avviato in prefettura a tutela dei 1068 allevamenti della zona (1900 quelli dell’intera area Dop che però comprende anche le province di Salerno, Foggia e Latina). «I consumatori possono stare tranquilli, la mozzarella è un prodotto sicuro e l’efficienza della rete dei controlli lo conferma», dice Tommaso De Simone (Coldiretti). Ma oggi lo stato di salute del comparto, che ha chiuso il 2006 con un fatturato di 300 milioni di euro e 33,9 milioni di chili di mozzarella prodotta, è tutt’altro che esaltante.

LORENZO CALÒ
Il Mattino il 20/03/08

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