Rosaria Capacchione è la prima giornalista di un quotidiano a finire sotto scorta. Un record poco invidiabile per chi racconta da anni delitti e casi giudiziari in una delle province più pericolose ed inquinate d’Italia. Intervistata ieri dal telegiornale di RaiTre, la cronista del Mattino ha mostrato le collezioni delle pagine di servizi e inchieste su uno dei più radicati fenomeni criminali d’Europa. La scorta è stata decisa nel corso del comitato per l’ordine pubblico e la sicurezza, tenutosi qualche giorno fa al cospetto del prefetto di Caserta. Ora ogni spostamento della cronista sarà passato sotto un rigoroso protocollo imposto dal servizio di protezione. Si schernisce, Rosaria Capacchione, dinanzi alle telecamere della Rai: «Il rischio di un attentato? Preferisco non soffermarmi troppo su questo punto». Stupita, quasi infastidita dopo anni di lavoro, pronta a rifiutare la logica dell’eroe, non cede a forme di spettacolarizzazione. «Guai a dare forza al silenzio, fino a quando qualcuno è in grado di parlarne, bisogna avere la forza della denuncia», spiega un po’ imbarazzata dinanzi ai microfoni. Giovedì scorso le accuse in aula, nel corso di un’udienza del processo Spartacus, la principale inchiesta sulla camorra casertana, che Capacchione ha seguito fin dalle primissime mosse investigative. È stata indicata come cronista «prezzolata», giornalista al soldo di magistrati della Procura, come funzionale a un disegno finalizzato a colpire le garanzie della giurisdizione. Contro di lei (ma anche contro il pm Cantone e lo scrittore Saviano), la lunga lettura della richiesta di sospensione del processo per legittimo sospetto sostenuta dall’avvocato Michele Santonastaso. Nell’aula bunker, il suo nome è stato ripetuto più volte dal legale dei boss Francesco Bidognetti e Antonio Iovine. Toni minacciosi, una forma di intimidazione trasversale. Lo stesso procuratore aggiunto della Dda di Napoli Franco Roberti ha definito l’istanza-choc un «documento carico di significato trasversale, finalizzato a ricompattare le fila del clan e a scongiurare nuove forme di collaborazione dinanzi al rischio di condanne e sequestri di beni». A finire sotto scorta, prima della Capacchione, anche l’autore di Gomorra, che aveva denunciato i boss casertani in un convegno pubblico e il pm Cantone, titolare di indagini contro i casalesi. Contro il pm – a leggere un’informativa – un progetto di attentato con l’apporto di elementi della ’ndrangheta calabrese, e del clan Mallardo di Giugliano.
LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 21/03/08
Lotta alla camorra, Saviano incalza Veltroni.
«Dì qualcosa che nessun mafioso possa mai dimenticare». Bocca: silenzio dei leader sulle minacce dei Casalesi
C’è il silenzio della politica nazionale sulle grandi organizzazioni criminali del Sud Italia. C’è un silenzio assordante nella campagna elettorale dei principali schieramenti politici del Paese. È la denuncia di Giorgio Bocca e di Roberto Saviano, due scrittori che denunciano oggi sull’Espresso l’assenza di una politica alta contro mafia, camorra e ’ndrangheta. L’autore di Gomorra rivolge un appello ai leader nazionali attesi a Napoli e in Campania, con un invito Walter Veltroni (Pd) a prendere di petto l’emergenza criminale del sud Italia. Giorgio Bocca cita invece la richiesta di trasferimento del processo Spartacus di due boss casalesi e sulle potenziali intimidazioni lette in aula a carico della giornalista del Mattino Rosaria Capacchione, del pm Raffaele Cantone e dello stesso Saviano. Da un anno sotto scorta, lo scrittore casertano parla alla politica: «Walter Veltroni sarà a Napoli, pochi giorni prima del voto, lì sappia trovare parole che nessun cittadino e nessun mafioso possano mai dimenticare». Saviano guarda ai programmi dei due principali schieramenti e chiede profilo alto e strategie di lungo respiro: «Mafia è una parola rara e banalizzata, bisogna maledirla per copione e poi dimenticarla in fretta per andare avanti con comizi che devono sempre occuparsi d’altro». Poi aggiunge: «L’hanno formattizzata, diventa un punto in scaletta, per condire l’introduzione del discorso come i saluti di circostanza. O peggio del peggio, da relegare nelle regioni meridionali. I leader di centrosinistra e centrodestra non se ne sono occupati? – mi è stato risposto solo pochi giorni fa -, ma lo faranno più avanti, quando arriveranno nel Sud, lo faranno a Napoli quando chiuderanno la campagna. Lo faranno a sud, come per i rifiuti più velenosi che nessuno sa dove buttare e si mandano a inquinare una terra contaminata e condannata». Non c’è una questione nazionale sui poteri criminali che cingono d’assedio il Sud e le proprie speranze di riscatto, nonostante le continue minacce, nonostante il «ponte» che il crimine organizzato ha stabilito con altri contesti. Saviano cita gli interessi della camorra e della ’ndrangheta nelle regioni padane, la strage di Ferragosto a Duisburg e gli investimenti illegali in nord Europa. Poi la stoccata finale: parlare di tutto ciò rischia di essere impopolare, se non addirittura controproducente. «Parlarne, affrontare il problema significa rischiare di perdere un numero troppo alto di consensi, ecco perché. Così tutti si limitano a commenti di solidarietà con le vittime e gli inquirenti, complimenti alle forze dell’ordine, generici appelli alla moralità e alla lotta alle mafie». Giorgio Bocca interviene sulla Cirami di Bidognetti, letta in aula dal penalista Michele Santonastaso, oggi al centro di un’inchiesta penale. «Un’arrogante provocazione» passata sotto il silenzio dei politici e dei media, denuncia. «L’istanza è irridente e minacciosa. La scarsa attenzione dei politici e dei media si può spiegare con la vigilia elettorale, con la vecchia regola dei politici ”di non parlar di corda in casa dell’impiccato”, qui del sistema mafioso che si è allargato dalla Sicilia all’intero Meridione ed è risalito al Veneto e alla Lombardia. Di solito le istanze per la legittima suspicione – osserva Bocca – vengono depositate agli atti senza darne lettura. Ma in questo caso l’avvocato difensore ha potuto leggerla in aula: 60 pagine di insulti e minacce, senza che nessuno dei magistrati presenti reagisse; non era mai accaduto nulla del genere. La richiesta di legittima suspicione ricorda le dichiarazioni di guerra allo Stato da parte dei corleonesi quando passarono all’uccisione di magistrati e poliziotti». E Bocca conclude così: «Silenzio dei leader moderati, un breve comunicato Ansa di Veltroni e Bertinotti, una telefonata di Napolitano al direttore del Mattino: ”Esageruma nen” (non esageriamo) come diceva Norberto Bobbio».
LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 21/03/08
«Gestione dei pentiti nessuna irregolarità»
Il processo Spartacus può ripartire. Lo hanno stabilito ieri mattina i giudici della prima Corte d’Assise d’Appello, che hanno respinto la richiesta di un difensore sull’impiego di alcune intercettazioni telefoniche. Un dispositivo firmato dal presidente Raimondo Romeres e dal giudice a latere Maria Rosaria Caturano, che sembra allontanare sospetti di irregolarità nella gestione del processo Spartacus. Un intervento che riguarda la gestione di alcuni collaboratori di giustizia che tra il 2001 e il 2002 vengono intercettati mentre dialogano al telefono su alcuni aspetti del processo in cui sono principali fonti d’accusa. Una circostanza su cui il penalista Mauro Valentino aveva chiesto verifiche immediate, anche in vista di una possibile utilizzazione delle trascrizioni in un processo giunto ormai a conclusione. Il no della Corte, dunque, dopo una settimana di roventi polemiche, provocate da un’altra istanza letta in aula e depositata in cancelleria dal penalista Michele Santonastaso, difensore del boss Francesco Bidognetti e del latitante Antonio Iovine. Una vicenda su cui interviene il Csm, che apre formalmente una pratica a tutela del pm Raffaele Cantone e l’Anm distrettuale, il parlamentino dei magistrati che firma invece durissime critiche contro la Camera penale guidata dal presidente Michele Cerabona. Ecco l’intervento del Palazzo dei Marescialli: l’apertura da parte del Csm di una pratica a tutela della procura di Napoli e in particolare dell’ex pm della Dda Raffaele Cantone, destinatari di «insulti gratuiti, pesanti accuse e insinuazioni» è stata chiesta dai consiglieri togati del Movimento per la Giustizia. Una richiesta firmata dai consiglieri Ciro Riviezzo, Bernardo Petralia e Mario Fresa. «È il momento che il Csm faccia sentire la sua voce a difesa dell’autonomia ed indipendenza della giurisdizione e a tutela della sicurezza dei singoli magistrati impegnati contro la criminalità organizzata». Durissima l’Anm: «La Camera Penale di Napoli ha adottato un documento che lascia stupefatti quanto alle insidiose ed esplicite accuse all’operato della Procura. Il documento lascia intendere una gestione dei collaboratori di giustizia non corretta e trasparente, al di fuori delle regole processuali. Alla luce del riferimento esplicito della Camera Penale a contatti telefonici intercorsi tra collaboratori di giustizia, la Giunta sottolinea che tali conversazioni sono state oggetto di intercettazione nell’ambito di procedimenti penali, a riprova della volontà di controllo della Procura in ordine alla genuinità delle dichiarazioni ed alla correttezza del comportamento processuale dei cosiddetti pentiti. Non meno stupore determina il silenzio sull’attacco violento, come riportato dagli organi di stampa, nei riguardi di alcuni magistrati e cittadini impegnati nel contrasto alla criminalità». Sulla Cirami di Bidognetti e Iovine, il presidente Cerabona ha chiarito la propria posizione in un’intervista al Mattino: «Non posso intervenire sull’istanza di Santonastaso perché non sono a conoscenza del contenuto di un documento sul quale sono in corso accertamenti di natura penale. La giunta della Camera penale è intervenuta sul documento dell’avvocato Valentino, sulla genuinità della prova». Nei prossimi giorni, inoltre, è l’avvocato Valentino ad annunciare altre istanze simili a quella presentata nel processo Spartacus.
LEANDRO DEL GAUDIO
Il Mattino il 21/03/08


