Fischi per il sindaco Rosa Iervolino, contestata sul tema della legalità. Un’altra – sparuta minoranza – al nome di Totò Riina fa partire l’applauso. Se questa è la cartina di tornasole, se quanto accaduto è la spia di un malessere strisciante che prende corpo tra le giovani generazioni, allora c’è poco da stare allegri. Peccato: perché alla fine la sbavatura ricade sulla manifestazione che doveva celebrare il sacrificio di Annalisa Durante, quattro anni dopo. Al Teatro Totò l’assessorato regionale all’Istruzione ha radunato 500 ragazzi. Studenti delle medie e di qualche liceo, rappresentati molti istituti (Confalonieri, Baracca, Casanova, Caccioppoli, Isabella d’Este, Ristori, Soriano, Foscolo, Genovesi e Vittorio Veneto. Va in scena «La ferita», testi di Roberto Saviano, Mario Gelardi, Rosario Esposito La Rossa e Giuseppe Miale di Mauro. Ma è molto di più che uno spettacolo. È un allestimento «aperto» che si trasforma in incontro con il pubblico, «con testimonianze e interventi dalla platea», almeno così si leggeva nella presentazione dello spettacolo diretto da Mario Gelardi e che racconta le vite di donne e di uomini, tutti vittime innocenti della camorra. In chiusura, un testo di Saviano: «Dove eravate?». Di fatto, il primo «intervento» si materializza quando sul palco del teatro sale Rosa Russo Iervolino. Accolta da i «buuuuuu» e da una bordata di fischi che sovrastano gli applausi, il sindaco replica a muso duro: «Voi potete pure contestarmi, ricordatevi che non mi spaventano i fischi: non mi spaventarono quelli che mi venivano rivolti quando ero ministro della Pubblica istruzione, quando in Finanziaria si tagliavano i fondi e venivo bersagliata da fischi e altro ancora… Ma voi prima di fischiare dovreste fare qualcosa di concreto per combattere la camorra». Non è finita. «Fuo-ri! Fuo-ri!», scandisce il coro dei protestatari. «Questi sono gli effetti del “grillismo” – replicherà più tardi il sindaco, riferendosi alla contestazione in teatro – che impera senza però offrire soluzioni ai problemi veri». Ma la vera sorpresa deve ancora arrivare. Mentre si legge un testo che ricorda il sacrificio di un’altra vittima innocente della camorra – il giornalista del «Mattino» Giancarlo Siani, assassinato a Napoli nel 1985 – l’attore ricorda che il clan Nuvoletta di Marano (che fu mandante dell’omicidio) era molto vicino a Cosa Nostra; meglio: ricorda gli stretti legami tra Lorenzo Nuvoletta e il capomafia Totò Riina. Un sussulto, a quel nome. Poi, dalle poltrone occupate da ragazzi che potranno avere non più di 12-13 anni, si leva un applauso. Vibrante. Forte come un pugno nello stomaco. Inevitabile l’imbarazzo di chi si trova in quel momento sul palco, lo stesso che prova chi occupa le prime file del teatro Totò, quelle riservate ai rappresentanti delle istituzioni (ci sono, tra gli altri, tre parlamentari: Tommaso Pellegrino, segretario dell’Antimafia, Giuseppe De Cristofaro e Arturo Scotto), e al papà di Annalisa, Giovanni Durante. Un applauso che non fa bene e non serve a nessuno. Le contestazioni fortunatamente si placano quando prendono la parola Giuseppe Gambale e Corardo Gabriele, assessori all’Istruzione di Comune e Regione. Intervistati dalla giornalista Conchita Sannino, i due amministratori fanno appello alla solidarietà, alla necessità di un lavoro comune che passi soprattutto attraverso la scuola per combattere la camorra. «La precarietà di Forcella – sottolinea Gabriele – ci impone di chiedere ufficialmente la convocazione di un tavolo di ordine e sicurezza pubblica presso la Prefettura. L’attenzione delle istituzioni e della politica deve tenere viva la scintilla del cambiamento ed incoraggiare i cittadini a non cedere al ricatto della paura, ad intraprendere percorsi di legalità e democrazia». E quegli applausi a Riina? «Sono figli di un atteggiamento culturale profondamente sbagliato sul quale lavorare», risponde Gabriele.
GIUSEPPE CRIMALDI
Il Mattino il 28/03/08
«È grave, non riesco a crederci ma è colpa anche di certe fiction»
«Indignazione». Non c’è parola più appropriata per esprimere lo stato d’animo di Fernanda Tuccillo, preside della scuola «Ristori-Durante». La parola è sua: la docente che è uno dei simboli rimasti intatti a Forcella, dopo la partenza di don Luigi merola, la sceglie dopo averci pensato su. Preside, quegli applausi che hanno accompagnato il nome di Totò Riina? «Sono indignata». Parliamone. «Io vorrei tanto credere che quell’applauso sia nato non da cattivi sentimenti e non certo per osannare la figura di un boss di mafia come Riina. Invece il rischio che sia stato così c’è tutto e non possiamo fingere di non aver sentito». Un fatto grave… «Molto. Non c’è dubbio». Secondo lei da dove può nascere quell’applauso? «Stiamo parlando di ragazzi in età scolare che frequentano le medie: persone che appartengono probabilmente a fasce sociali particolarmente esposte, e sicuramente di giovani che subiscono certi messaggi senza elaborarli. Tutti siamo maledettamente condizionati dai mass media, da certe immagini e perfino da certe fiction in tv. Non ho molti dubbi quando dico che chi ha applaudito lo ha fatto anche perchè condizionato dallo sceneggiato sulla vita del “boss dei boss”. Ma attenzione: la stessa indignazione io l’ho provata, ieri, quando ho sentito contestare il sindaco Iervolino». Parliamo di Forcella. Don Merola denuncia: è tornato lo spaccio di droga in strada. «Forcella rischia di ricadere in un baratro. La scuola oggi è rimasto l’unico presidio attivo: siamo aperti fino alle 20 e offriamo tante attività di qualità, dai corsi di latino e di inglese a quelli di decoupage e di copoeira. Purtroppo quello che manca è il ruolo della Chiesa. Finita l’epoca di don Merola è finito tutto a Forcella. Ora bisogna rimboccarsi le maniche e continuare a lavorare. È l’unica cosa da fare». giu.cri.
Il Mattino il 28/03/08
È solo un gruppo di poveri deficienti prof e famiglia devono fare di più»
Marco lo dice senza far ricorso a troppi giri di parole: «Deficienti. Sono solo un gruppetto di poveri deficienti». Quelli dell’applauso a Totò Riina e dei fischi al sindaco, insomma. Manca poco al termine della manifestazione che celebra il quarto anniversario del sacrificio di Annalisa Durante, vittima e oggi simbolo di un quartiere che cerca riscatti morali e sociali; manca poco e c’è il tempo per fumare una sigaretta all’esterno del Teatro Totò. Capannello di giovani, tutti liceali che studiano al «Caccioppoli», zona Doganella. Per tutti parla Marco, che si fa portavoce del dissenso. «No, noi non stiamo con quelli che hanno applaudito alla mafia e riservato sberleffi alle istituzioni». Perché, secondo te, è successo? «Per gli stessi motivi che spingono un ragazzino di 13 anni a inserire sullo “screensaver” del proprio telefono cellulare la fotografia di Cosimo Di Lauro, o quella di Al Pacino nei panni di Scarface. Stupidità e basta. Siamo di fronte a persone che non si rendono nemmeno bene conto di quello che fanno». Come si fa a recuperare queste giovanissime coscienze? «Bella domanda. certe teste non le riesci a cambiare, c’è poco da illudersi. Su altri soggetti invece il margine per operare c’è. Non è facile, ma si può cercare di farli ragionare. Molto può fare sicuramente la scuola, il resto spetta soprattutto alla famiglia, che pure ha un ruolo molto importante». E la camorra? Come si combatte la camorra? «Non bastano singole iniziative. Inutile sperare nel cambiamento quando si punta a iniziative di facciata, a manifestazioni estemporanee che non lasciano il segno. È una guerra difficile. A mio avviso, per vincerla sono indispensabili due elementi: l’unione di tutte le componenti sane della società; e la necessità di incidere con manifestazioni che non restino sporadiche». giu.cri.
Il Mattino il 28/03/08